domenica 10 ottobre 2010

È nato Precari in Linea!


È nato Precari in Linea!

Il nuovo Blog dei precari e delle precarie dei Call Center

Pensiamo di essere un punto di vista particolare, quello di una generazione che, diversamente dalle precedenti, è segnata dalla completa incertezza del presente e dalla certezza della precarietà nel futuro.

Ciò che sta accadendo alle migliaia di lavoratrici e lavoratori precari dei call-center di Cagliari è solo un aspetto di quella condizione ingiusta di disagio materiale e morale in cui è costretta a sopravvivere la nostra società nell’Era della legge 30.

Viviamo in mezzo a continui controlli di produttività, abbiamo perduto il diritto ad avere una casa e una famiglia. Le uniche cose che vanno al di là dei pochi soldi che riceviamo, sono le incertezze sull’oggi e sul domani, e in molti casi anche il mobbing. Questo lavoro nella sua maschera più infame è molto usurante, con rischi psicologici e fisici ancora non definiti per la salute. Riusciamo ad avere solo occasioni di lavoro poco qualificate, poco retribuite, poco stabili e poco tutelate, con ricorrenti e prolungati periodi di totale assenza di lavoro e di reddito.

Adesso, è giunto il momento di reagire, costruire e sviluppare un forte movimento delle lavoratrici e dei lavoratori precari telematici. La nostra lotta sta nel capire e ascoltare i bisogni e le necessità dei nostri colleghi, delle persone che si trovano nelle nostre stesse condizioni di vita lavorativa, perché dove si compete è inevitabile che ci siano quelli che vincono e quelli che perdono,e attraverso questo Blog, vogliamo dare voce a tutti quelli che si sentono perdenti.

Marco Maffei
Roberto Loddo

Rete Lavoratori Call Center
precarinlinea@gmail.com

83 commenti:

Anonimo ha detto...

prova commento,

Anonimo ha detto...

Ho lavorato 4 mesi in un callcenter.
Non so se siano stati belli o brutti,so solo che non ero all'altezza della produzione richiesta,cosa che molte volte mi faceva sentire inadeguata.
Nel terzo mese notai che non solo il mio supervisore mi ignorava,ma anche i colleghi stessi.
Alla fine,il mese dopo mi sono licenziata.
Fortunatamente,ho trovato subito un altro lavoro,ma altri miei colleghi del callcenter hanno subito la stessa sorte.
Ora il callcenter ha chiuso i battenti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi ha fatto piacere descrivere la mia esperienza,spero di poterne leggere molte altrui.

Anonimo ha detto...

cara SV...NN DIRE "GATTO SE NN C'è L'HAI NEL SACCO"......prima o poi....solo questione di tempo.....

Precari in Linea ha detto...

da www.altravoce.net

Sempre più a est, sempre più a sud
Inarrestabile la fuga del lavoro
se la politica non gli restituisce dignità

di Elvira Corona

Storie di lavoro ma soprattutto di lavoratori, quelle che si sono raccontate ieri in facoltà di Lettere, a Cagliari. Prima di tutto le storie di cinque lavoratori della notte, ben raccontate nel cortometraggio Circolare notturna - del regista Paolo Carboni - a seguire quelle raccontate dalla viva voce dei neo-cassintegrati della Unilever, e quelle di alcuni operatori di call center. Storie ed esperienze a confronto per cercare di capire, come ha sottolineato Marco Ligas - presidente dell'associazione Luigi Pintor e per l'occasione moderatore della conferenza - se «ha ancora un senso parlare di valore sociale del lavoro».

A sentire Sandro Scalas dell'Unilever, ma anche Stefano Masu, operatore del 187, il senso ce l'ha eccome, visto che la considerazione del lavoro si sta perdendo, per renderlo sempre più simile a una merce. «Le multinazionali considerano tutti solo come dei consumatori», dice Scalas, «la professionalità di chi lavora non può nulla di fronte alle logiche del maggior profitto».

C'è ancora tanta amarezza nella voce del rappresentate dei lavoratori che a dicembre si sono visti chiudere i cancelli dell'azienda che produceva gelati da 40 anni, e che paradossalmente è stata smantellata nonostante non presentasse nessun sintomo di crisi. Semplice delocalizzazione, figlia della globalizzazione. A nulla era servita la mobilitazione di chi non accettava di perdere il lavoro anche perché non ne comprendeva le ragioni. Ora gli impianti che servivano a produrre i gelati a Cagliari sono utilizzati a Budapest. Lì costa meno, e costa meno tutto: la forza lavoro ma anche i costi per le imprese, abbattuti grazie alle agevolazioni e ai contributi governativi (che una volta si prendevano anche qui). Inoltre si spende meno per la tutela dell'ambiente e magari si può inquinare di più, senza tanti vincoli e restrizioni.

Sandro Masu invece si definisce “un bamboccione” e dopo anni di precariato estremo è riuscito ad avere un posto fisso al call center del 187 dove dà assistenza tecnica agli utenti internet adsl. Anni di lavori con contratti a progetto, per pochi mesi e pochi soldi, senza ferie o malattia, in compenso con turni che impediscono una normale vita sociale. Quella dei call center è una realtà che secondo Roberto Loddo - anche lui operatore del settore - riguarda almeno seimila persone solo nel Cagliaritano. «Difficile contarsi, e incontrarsi, per questo è difficile anche fare rete e fronte comune. Siamo fuori dalla tutela dei sindacati, loro non sono al passo con i tempi, per questo è necessario trovare altre forme di socializzazione». Roberto parla anche della difficoltà di mettere insieme interessi ed esigenze di due tipologie che hanno caratteristiche completamente differenti, quelle dei lavoratori fissi e quelle di chi lavora a progetto: «sono due dimensioni che non possono comunicare».

Si sente chiamato in causa Nicola Marongiu, rappresentate della CGIL, e ammette che «dopo la battaglia contro l'articolo 18 nel 2002 il sindacato sta attraversando un periodo di regressione». Si ricollega alla vicenda Unilever per rimarcare come le relazione tra lavoro e territorio siano diventate ormai assurde: «Spesso non si sa neppure a chi rivolgersi. Chi è l'interlocutore quando parliamo di una multinazionale? Tutto questo crea disorientamento», afferma il sindacalista. «È necessario costruire forme di partecipazione che allarghino l'ambito dei diritti ma in tutti i paesi». Il riferimento è al fatto che oggi si misura il grado di libertà di un paese sulla libertà di circolazione delle merci, «mentre sarebbe opportuno allargare i diritti dei lavoratori. Problemi complessi, e globali, ma che vanno affrontati a partire dalle situazioni locali e reali».

Uno delle poche novità positive, secondo Loris Campetti, giornalista del quotidiano il Manifesto, è che ora il cinema ha ripreso a parlare di lavoro. Ma è solo il cinema a farlo: la politica e l'informazione sono rimaste indietro. «Di lavoro si parla e ci si ricorda solo quando si devono raccogliere voti, o quando muoiono tante persone come nella ThyssenKrupp. Non c'è la rappresentanza, c'è solo la rappresentazione del viso bruciato da candidare alle elezioni». Il riferimento è all'ex operaio della fabbrica torinese in lista con il PD: «Quelli che lo candidano sono quelli che condividono il principio che per guadagnare di più bisogna lavorare di più, magari defiscalizzando gli straordinari. Oggi si pensa ai lavoratori solo come all'appendice della macchina che fa funzionare il meccanismo».

Per Campetti, il valore sociale del lavoro è opposto a tutto questo: «Si deve riconosce il lavoro e i lavoratori come ricchezza all'interno della società. Le scelte politiche devono avere al centro il valore del lavoro e i lavoratori devono essere il motore di questo meccanismo». Il giornalista è molto critico nei confronti dell'informazione. Oltre al fatto che ormai si parla di lavoro solo quando ci sono i morti, e le notizie vengono date tra le altre, in stile bollettino di guerra, Campetti è convinto che la cancellazione della rappresentazione delle condizioni del lavoratori contribuisca a cancellarne l'identità.

Come dice uno dei personaggi del cortometraggio di Carboni, «oggi l'operaio si crede vicino al padrone perché magari ha lo stesso telefonino di ultima generazione, ma magari si è rivolto a una finanziaria per comprarselo». Una perdita di identità che produce anche un senso di solitudine, «e nella solitudine siamo tutti peggiori», continua Campetti. Soluzioni? Una è costruire delle reti sociali più forti, ma devono passare per forza per sindacato e partiti politici: «non certo per come sono adesso», ma non se ne può prescindere. È un passo necessario per far valere i diritti dei lavoratori e riconoscerne il loro valore sociale, perché «per le imprese ci sarà sempre un paese più a est o uno più a sud dove spostarsi per poter aumentare i profitti a scapito dei lavoratori».

Anonimo ha detto...

Da lunedì su PRECARINLINEA la vera storia della Sardetel e della Genny Service, con un esclusiva intervista a Signor Diana!

Non perdiamoci di vista!

Anonimo ha detto...

FIGO!

Anonimo ha detto...

complimenti per l'iniziativa: ce n'era bisogno. Oggi la linea dei precari rappresenta la vera "lotta di classe" ed il minimo che si debba fare è cercare una forte adesione di tutto il mondo del precariato. Auguri Sotero

Anonimo ha detto...

bravissssssimiiiiiiiiiii!!

Anonimo ha detto...

Ciao ragazzi! complimenti per l'iniziativa...ma dove trovo l'intervista al mio ex capo, Signor Diana???? una vostra ex-collega. S.M.

Anonimo ha detto...

tra qualche minuto pubblichiamo l'intervista.

Anonimo ha detto...

Secondo me Madara Uchica è in realtà Obito!

Precari in Linea ha detto...

Ciao a tutte e tutti,
Vi chiediamo Scusa, la tanto attesa esclusiva intervista al Signor Diana sul fallimento della Società Genny Service verrà pubblicata domani - Martedì -

Causa problemi di sbobinamento dei file dell'intervista, non siamo ancora riusciti a pubblicarla, saremo in grado di farlo entro domani mattina.

Aspettiamo i vostri suggermenti, le vostre adesioni e anche le vostre critiche, scriveteci e commentate!

Non perdiamoci di vista! Mettiamoci in rete!

Saluti Precari
Roberto Loddo e Marco Maffei
precarinlinea@gmail.com

Anonimo ha detto...

l'intervista non c'è ancora...?

Anonimo ha detto...

Pubbichiamo ora l'intervista, non più di Signor Diana, come vi avevamo promesso ma della Signora Raffaela Floris, titolare all'epoca dei fatti della società.

E' chiaro che essendo un intervista ci siamo limitati a riportare correttamente e giornalisticamente i pensieri e le riflessioni della titolare intervistata, senza intervenire o controbattere tra una domanda e l'altra su fatti che riguardavano anche noi.

Rispetto alle cose che personalmente non condivido delle riflessioni che riguardano le strategie di gestione aziendale della Genny Services, scriverò un Post anche io, un articolo in cui descrivo, ( o descriviamo) come secondo me (o secondo noi) sono realmente avvenuti gli eventi, e come si poteva salvare la Genny, prima e dopo la crisi, senza ricorrere al muro contro muro, e ai licenziamenti collettivi.

Aspettiamo tantissimi Commenti.
Sopratutto domande e suggerimenti da rivolgere anche a noi stessi, o a signora Lina.

Roberto Loddo
precarinlinea@gmail.com

Anonimo ha detto...

CIao a tutti soprattutto a quelli, come me, che stanno lavorando ancora ( ore 1,49)-

Mi sembra molto importante l'intervista alla responsabile (?) della struttura del call center. A volte penso che dobbiamo crescere professionalmente noi tutti dipendenti più o meno stabilizzati, ma quanto devfopno crescere questi così detti "imprenditori"? Me lo cheido senza alcuna polemica ma nell'interesse generale. Si può andare avanti con imprenditori che ignorano la dialettica elementare tra dipendente e datore di lavoro? tra datore di lavoro e sindacati? tra datore di lavoro e fornitori e committenti?
In questo modo si sfasciano le imprese e si mandano a casa i dipendenti. Quello che non si sa mai è : quanti soldi pubblici hanno preso in tutti questi anni? quanti sgravi fiscali e previdenziali hanno ottenuto? quante evasioni fiscali e previdenziali hanno condonato?
Sono stanco.
Un salutone a tuytte e tutti.
Ciao / anonimo stanco

Precari in Linea ha detto...

Giornata per i Diritti dei/delle lavoratori/trici dei CallCenter


Vogliamo organizzare una Giornata di Festa e Confronto con tutte e tutti gli operatori telefonici dei call center di Cagliari.

Pensiamo di organizzarla a metà o fine Maggio, pensiamo di farla al Teatro NanniLoy, con Dibattiti, Teatro, Musica, Arte e Poesia, magari con un Concerto finale.

Se vuoi partecipare all'organizzazione di questo evento, se hai dei suggerimenti de darci, se vuoi aderire alla Rete dei Lavoratori e delle Lavoratrici dei Call Center scrivici subito su precarinlinea@gmail.com
oppure invia un sms a Pimpa, al 3472129238.

Non perdiamoci di vista! Mettiamoci in rete!

Anonimo ha detto...

CALL CENTER

Stefano Masu

Tutte le aziende che si rispettino quando immettono prodotti nel mercato sentono la necessità di espandere il proprio bacino d’utenza, offrire un contatto diretto alla propria clientela e assisterla dopo la vendita del prodotto.
Questo servizio è diventato più efficace da quando esiste il telefono e un centralinista o una segretaria si occupavano di aiutare i clienti nelle loro richieste. Il passaggio di questa attività da servizio all’interno di un azienda ad attività primaria di un azienda è avvenuto con il nascere della new economy, è in questo contesto che si sente parlare per la prima volta di call center.
La new economy ha come caratteristica quella di voler massimizzare i profitti, risparmiando tempo, eliminando le distanze, quindi globalizzando le vendite, nel caso dei call center questo avviene attraverso l’informazione con l’utilizzo di internet e del computer.
Non è esagerato dire che Cagliari e più in generale la Sardegna sia la madre di internet in Italia, e in Europa. Quando alla fine del 1994 nacque Video on Line (VOL), primo internet provider d’Italia, cioè fornitore di servizi e strutture per connettersi e navigare in internet, per opera di Nicola Grauso, si presentò subito il problema di vendere il servizio e di dover istruire e guidare il cliente che aveva intenzione di usufruire della connessione ad internet. Insieme al servizio di provider, che dava le strutture hardware e software, si sviluppò in parallelo il customer care che telefonicamente assisteva il cliente e curava la fruizione del servizio sia dal punto di vista tecnico che commerciale ed amministrativo. Chi ha vissuto quel periodo ha fatto parte di un élite, vivendo una rivoluzione tecnologica, economica e sociale in prima persona nel suo stadio embrionale. Negli anni successivi VOL venne acquisita da Telecom che con la fusione assieme al suo provider, Telecom On Line (TOL), creò Tin.it, poi Virgilio. Sempre in Sardegna nel 1998 nacque Tiscali che, dopo Telecom, è il secondo internet provider in Italia con diramazioni anche in Europa. Nel giro di pochi anni con l’espandersi di internet e dei suoi servizi è cresciuta anche la clientela portando internet ad essere un fenomeno di massa, influendo quindi anche su chi presta loro servizio. Le richieste di mercato hanno portato ad una modifica delle caratteristiche dei call center con la nascita di diverse tipologie: ci sono i call center monocliente, di assistenza, di vendita, gli outsourcer, i customer care, i contact center. Se all’inizio il lavoro nei call center era considerato d’elite e altamente qualificato, quindi trattato e retribuito in modo adeguato, con l’andare del tempo e’ diventato un lavoro di massa non sempre contrattualizzato e che ha attinto a piene mani, in modo più o meno legale, dai contratti temporanei e di collaborazione che sono stati creati in questi anni.
Nel nord Italia generalmente gli operatori sono studenti che, con contratti a termine, restano qualche mese per fare un esperienza o guadagnare un po’ di soldi. In Sardegna, oltre che per una serie di circostanze che abbiamo detto prima, il lavoro nei call center deve il suo successo al fatto che i tassi di disoccupazione sono sempre stati elevati; chi riesce ad avere un lavoro, per quanto precario, in ritenuta d’acconto, in co.co.pro. o part time, se lo tiene ben stretto e benché si dica che il lavoro nei call center deve essere a breve termine, perché troppo alienante, si finisce per lavorarci anni, in attesa di meglio.
Fare l’operatore di call center e’ alienante perché si è costretti nella propria postazione a svolgere costantemente le stesse mansioni, con le cuffie alle orecchie per assistere clienti, spesso non soddisfatti, oppure per vendere prodotti o servizi cercando in tutti i modi di rifilarli per poter così avere le provvigioni e arrotondare uno stipendio fisso insufficiente per vivere. Alienante perché ci sono sempre obbiettivi, grafici, medie, percentuali, target frenetici da rispettare imposti da chi commissiona il servizio e quindi dà il lavoro.
Sicuramente questa attività, come tante altre, ha i suoi pregi e difetti: è positivo che l’uso massiccio dei computer, di nuove tecnologie, arricchisca il bagaglio culturale di chi ci lavora aumentando le capacità dialettiche e di relazionarsi con gli altri. Però le possibilità di carriera sono ridotte, pochi riescono a diventare team leader, tutor o coordinatori; un altro aspetto è che non si svolge un “mestiere” utilizzabile anche al di fuori del call center anzi, spesso si usano software specifici e nozioni difficilmente utili in altri contesti, poi lo stress di un lavoro ripetitivo, gli orari flessibili, le turnazioni, che rendono difficile un equilibrio ed un armonia con il tempo libero, e non ultima la sensazione di avere una situazione professionale poco gratificante.
C´è da chiedersi se, a Cagliari e in Sardegna, non avessero proliferato i call center che cosa avrebbero fatto le migliaia di persone che ci lavorano attualmente. E, soprattutto, se questo ‘accontentarsi’ da parte di chi lavora in queste strutture e il puntare su questo tipo di occupazione da parte di chi amministra la nostra regione, non abbia impedito lo sviluppo di un´altra economia più utile al territorio e soprattutto meno effimera.

Anonimo ha detto...

sono inorridito dalla tristezza e crudeltà racchiuse nelle storie che ho letto sul vostro blog!!Spero che venga abrogata la legge 30 o che ne venga promulgata una che regolarizzi e dia stabilità lavorativa a quella ormai sempre più ampia fetta di mercato costituita dagli operatori di call center. Un grosso in bocca al lupo!!Luca

Anonimo ha detto...

Grazie Luca, Crepi il lupo!
Spero anche io che questa mostruosità legislativa che chiamano legge30 venga abrogata, non sono molto ottimista però sui tempi, visto che ne Berlusconi, ne Veltroni abrogheranno o tantomeno modificheranno questa legge.

Secondo me, se va avanti così, e le necessità e i bisogni dei precari e delle precarie non avranno risposte politiche e culturali adeguate, qualcuno potrebbe cominciare a riflettere su forme di lotta e di autorganizzazione più dirette e radicali.

Penso alle imponenti mobilitazioni francesi contro il contratto di primo impiego (il tanto contestato CPE) che anno obbligato il presidente della repubblica francese di alora, Jacques Chirac a ritirare il provvedimento.

Ma Cagliari non è Parigi.

Anonimo ha detto...

di allora... scusate l'errore. o gli errori. roberto.

Anonimo ha detto...

Io invece spero che rimanga immutata la legge30 finchè non si riuscirà a pretendere dagli ISP commesse outbound verso le agenzie per un periodo minimo di 3 o 5 anni. Come si pretende stabilità se la commessa viene rinnovata di 6 mesi in 6 mesi? informatevi prima di parlare ignoranti!(si chiamano così coloro che ignorano la realtà dei fatti non offendetevi).

Precari in Linea ha detto...

Caro anonimo delle 6.44,

Io personalmente condivido quello che scrivi sulla questione delle commesse, enon mi offendo se mi dai dell'ignorante, ma a me, senza offesa, pare che rispetto alle cose che tu sostieni, l'ignoranza non la dimostriamo noi ma tu.

Sono perfettamente d'accordo con te quando dici che è necessario pretendere le commesse outbound verso le agenzie per un periodo minimo di 3 o 5 anni.

Nessun operatore o operatrice, nessun sindacato o associazione di precari sarà contraria a questa proposta! La responsabilità non è della legge30 caro/a anonima/o, che comunque deve essere cancellata per
consentire un percorso che ci porti all'annullamento delle precarietà.

La responsabilità non è dells politica, non è della legge30, ma delle grandi imprese commerciali nazionali e multinazionali che rinnovano come dici tu di 6 mesi in 6 mesi ommessa, creando precarietà anche verso la sostenibilità delle piccole società che gestiscono l'aautbound.

Allora mi chiedo, perchè non possiamo unirci nelle rivendicazioni? perchè non ci incontriamo? perchè non usciamo dall'anonimato e organizziamo un assemblea in cui ci spiegate i problemi dei datori di lavoro e dei proprietari dei call center?

Anonimo ha detto...

Scusate,io entro nel blog per la prima volta,e tutto ciò che sto leggendo oggi è avvincente.
Ma cosa vuol dire Isp?
E' un linguaggio da addetti ai lavori?
Molti termini che avete usato in precedenza,me li sono dovuti far spiegare dalla mia ex che lavorava in un callcenter.
Comunque coraggio,io sono per tutti i precari.
Speriamo che con questo nuovo governo,la corrente non cambi,e si proceda sempre verso nuove stabilizzazioni.
Un saluto,Samuel.

Anonimo ha detto...

isp = Internet Services Provider
esempio Telecom,Tiscali,Tele2 ecc..
gli operatori possono andare a piagnucolare dai sindacati e dagli ispettori che non aspettano altro per far vedere che fanno qualcosa,
ma per i titolari chi c'è ad ascoltarli? i titolari in questo caso sono abbandonati a se stessi e devono sopravvivere fra tasse, sindacati, ispettori, rotture di palle varie per cosa? per avere una commessa "a progetto" di sei mesi come un semplice operatore?
I callcenter senza operatori non possono esistere, come gli operatori senza callcenter non trovano altri posti di lavoro!
Quindi pensate a chi da mesi o anni vi paga regolarmente nonostante tutto, i titolari sono soli contro tutti!
Riflettete bene prima di rispondermi per favore!

Anonimo ha detto...

Caro/a anonimo/a delle 13.46

Ti abbiamo risposto dandoti ragione sull'impossibilità di sostenere un azienda con delle commesse "a progetto" di sei mesi.

Ripeto. Il blog Precarinlinea non è nato per contrastare i piccoli imprnditori di callcenter, ma per dialogare e creare confronti costruttivi, alla pari, anche con voi.

Perciò non crediamo che i titolari siano soli contro tutti, ma se per te, caro/a anonimo/a, il sindacato, l'ispettorato del lavoro, l'operatore sindacalizzato, diventano tutti insieme una controparte, e non uno strumento di tutela delle garanzie dei diritti dei lavoratori e dei piccoli imprenditori, è più difficile ascoltare le tue necessità e i tuoi bisogni.

Nessuno di noi ha mai messo in discussione la regolarità dei pagamenti, o la tua onestà. Non ci stiamo lamentando acriticamente e indiscriminatamente contro il destino cinico e baro. Stiamo solamente rivendicando il rispetto delle leggi, ci stiamo limitando ad evidenziare il riconoscimento dei nostri diritti.

sbagliamo?

Anonimo ha detto...

Carissimo Samuel,

Grazie dell'augurio, mi fa piacere sentirti molto ottimista sul percorso delle stabilizzazioni che non dovrebbe fermarsi con questo nuovo governo.

Io, penso che ci aspetta una realtà molto più dramatica e grigia di quella che ancora riusciamo ad immaginare, non voglio essere pessimista, ma le intenzioni programatiche di Berlusconi erano note.

Corriamo il rischio che la futura coalizione di governo cancelli tutto il lavoro (limitato e incompleto) del Ministro Damiano sulle regolarizzazioni, a cominciare dal discusso decreto "milleproroghe". (spero come te Samuel, di potermi sbagliare).

Ho deciso di fare un passo in avanti rispetto alla realtà che vivo e che mi circonda. Mi sono iscritto alla CGIL. Mi sono iscritto alla Nidil, categoria della CGIL che tutela gli atipici e i precari.

La mia è una scelta di civiltà. Io sono un lavoratore a progetto, voglio essere percepito dalle aziende che mi assumono a progetto, come una persona portatrice di diritti, e non solo come risorsa da sfruttare.

Credo, che il diritto ad avere una casa e fare una famiglia, si ha solamente lottando per la rimodulazione dei compensi che preveda buste paga non al di sotto del limite di povertà.

Dobbiamo mettere da parte gli individualismi, identificarci tra noi, creare momenti solidali di confronto e discussione permanenti, anche con strumenti culturali differenti da quelli che abbiamo utilizzato fino ad ora.

Il nostro lavoro non è solamente drammatico e sfigato. Ma è anche divertente, per certi aspetti piacevole e simpatico. Da queste considerazioni possiamo creare momenti di confronto nuovi, organizzandoci eventi di incontro, a partire dalla nostra fantasia.

Un concerto, una cena, una serata in discoteca, una partita di calcio, Arte e Poesia, una giornata che, parlando delle nostre storie, magari comprenda tutte queste cose assieme riusciamo ad organizzarla?

fatevi sentire.

Roberto Loddo

Anonimo ha detto...

curiosutà:
ma quando avete iniziato a lavorare sapevate di essere precari?
di essere a progetto?
perchè avete accettato questo lavoro?
perchè non caercate altro?
giusto per capire con chi ho il piacere di scambiare i miei pensieri.
Grazie

Anonimo ha detto...

Quando ho cominciato a avorare in un call center sapevo di essere una precaria, e di essere anche a progetto. Sinceramente non trovo altro lavoro in giro. Nessuno ha messo in discussione che questo è un brutto lavoro, o che non abbiamo voglia di farlo.
Cosa dovrei fare secondo te? accettare quello che mi viene dato e starmi zitta? Scusa, ma se chiediamo che si rispetti la legge siamo nel torto?

Anonimo ha detto...

Ma quando pubblicate un altra intervista??

Anonimo ha detto...

Non mettetemi in bocca quello che non dico ho fatto un paio di domande è voglio risposte inerenti,
mica vi ho detto che vi lamentate dei callcenter e basta!!
diciamo che se non lo sai la legge viene rispetatta in pieno da chi ti offre un contratto a progetto, dove x legge ti devono pagare SOLO a provvigioni, quindi non capisco a cosa ti riferisci quando dici di far rispettare la legge.
Avete la testa piena di grilli, siete prevenuti e basta, sapete solo lamentarvi
Ti ricordo che x l'outbound è legale il contratto a progetto, mentre x l'inbound è vietato xchè non ha i presupposti legati a nessun progetto rispondere al telefono.
Sul fatto di accettare quello che ti viene dato e starmi zitta, mi sembra + che ovvio, perchè hai la facoltà di accettare o meno la proposta, non c'è niente da contrattare non stai parlando con un povero senegalese a cui sei abituata a tirare il prezzo.
Fate proposte costruttive x TUTTI.
Buona serata a tutti.

Anonimo ha detto...

Io nel call center dove lavoravo ho conosciuto la mia ragazza.
Da lei ho avuto una bellissima bambina.
Questa è la mia esperienza positiva legata al mondo dei call center.
Purtroppo poi lei si è messa con mio cugino.

Anonimo ha detto...

Molto triste il finale della tua esperienza Mondocane...

Anonimo ha detto...

che zo@@ola la tua ex e tuo cugino che bast@@do!!! ti circondi di bella gente!! :-)
Dai non te la prendere tanto oramai è andata così.
Ciao

Unknown ha detto...

Salve a tutti e a marco e roberto (che conosco) :-)
Sì, sono uno di quegli eletti che hanno provato genny con gusto, e vi trovavano l'aroma di montagna. A lungo neanche ho pensato di scrivere perché mi viene un po' il nervoso a pensarci. Quel call center non era male, poi è diventato un luogo di tristezza epocale. Il problema è che l'errore reale che si può imputare all'azienda è di aver preso tutti col contratto nazionale (probabilmente anche per ragioni fiscali). io, conscio di non essere un genio delle vendite (non lo ritengo neanche un lavoro dignitoso, certe volte) ero dispostissimo a tenere il cocopro e il coccodè, ma tant'è, l'allegria è sbocciata. La rabbia rimane perché
1 - ho fatto pochissime assenze
2 - mi sono arrabbiato più volte se non vendevo
3 - non sono solito rubare i soldi, figuriamoci lo stipendio.
Sono spuntate amenità ridicole: far circolare voci che c'è chi fa 2 (!!!!!!) contratti al mese è geniale...ma chi ci sta a lavorare per 2 contratti? credo che neanche un afono farebbe così male... :-).
Purtroppo sono venute fuori anche insulti pesanti. A voi stabilire se sia divertente che vi dicano che stai sbagliando apposta i numeri di telefono per perdere tempo. Io sono un pacifico ma stavo per commettere omicidio, tra gli applausi scroscianti del tribunale. In definitiva, l'aesperienza nei primi mesi è stata molto positiva, in seguito mi ha nociuto come lavoratore ma ancor di più come persona. Sto cercando strade alternative perché, onestamente, dopo gli ultimi mesi, io DETESTO profondamente l'outbound. Preferisco chiedere l'elemosina. :)
Ciao a tutti e divertitevi.
Al
PS: Ma Sara fa da sola metà degli interventi? ihihih

Anonimo ha detto...

vai a cercare cartone!

Anonimo ha detto...

Questo blog è una buonissima idea!

Anonimo ha detto...

Ciao...io non sono una precaria fortunatamente..ho avuto la fortuna di essere stata assunta da subito con un contr a tempo indeterminato.Purtroppo xrò la mia azienda è rinomata in tutta Cagliari x essere la più TOSTA dI tutte...x non dire altro....in quanto è famosa x il comportamento che adotta verso i suoi dipendenti. Io ci lavoro da più di un anno e non immaginate tutto quello che ho dovuto sopportare fano ad ora,tanto che ho pensato un milione di volte di licenziarmi x scappare da quest'incubo...Ho resisttito fino ad ora e resisterò ancora..spero.E' vero nella vita ci sono cose peggiori come non avere un lavoro o essere precari ma x questo è giusto farmi calpestare e umiliare ogni giorno??

Anonimo ha detto...

Secondo me non è giusto. Non credo si possa sopportare ancora, oggi, un comportamento simile da una azienda che calpesta i diritti e umilia i propri dipendenti.

Nemmeno se dopo un anno ha "concesso" il contratto a tempo indeterminato! Cara anonima "fortunata", non ne vale la pena, credimi, passare da precari con contratto a progetto, a schiavi con contratto a tempo indeterminato.

con solidarietà e comprensione
Anonimo Determinato Interinale

Anonimo ha detto...

Per me l'anonima stabilizzata è di Jobintel.
Ne parlo ora qua a cena con amici e amiche.
Siamo precari e non,e abbiamo tutti la sfiga purtroppo di lavorare in callcenter.
E mia cara,se per caso ho azzeccato il nome del tuo posto di lavoro,esso non è tosto,è un lagher di merda!
Salutandoti spero non ti portino presto alla camera a gas.
Saluti a tutti,da anonimi a cena di sabato sera,ubriachi,fumati e operatori scontenti.

Anonimo ha detto...

e se facessimo una cena tutti assieme?

Precari in Linea ha detto...

é un ottima idea!

Una cena, come quelle cene che si fanno tra call center, però organizzate non solo per divertirci e fare amicizia.

Conoscerci, per organizzarci alla difesa dei nostri diritti. Potremmo sperimentare una cena, a breve, mi ricordo che l'avevamo fatta l'anno scorso con gli amici ex colleghi della ex sardatel/Genny Services al circolo ARCI di Via Baronia.

secondo voi è una buona idea? oppure è una coglionata?
chi è disponibile?

Roberto

Anonimo ha detto...

Se fai le frittelle ai karciofi si,le krokkette alle patate mi sembran un pò indigeste,egua!

Anonimo ha detto...

Ciao anonimo determinato interinale e anonimi a cena!Grazie x la vostra solidarietà!
Lo sò ke non è x niente giusto farsi trattare in questo modo....Io non sò come mai siete riusciti a capire ke stavo parlando della jobintel???mah..!

Anonimo ha detto...

sarebbe interessante intervistare il titolare della jobbinttel, secondo voi, che domande gli si potrebbero proporre?? allora cari amici di Precarinlinea, perchè non lo intervistate?? xhissà i commenti a manetta ...

Anonimo ha detto...

per me quello non ha le palle di farsi intervistare.
E cosa dice,che i suoi tl trattano male gli operatori?
Non lo ammetterà mai,ma a lui va bene!
Non hai i coglioni,carnefice!

Anonimo ha detto...

secondo me l'obbiettivo non è far ammettere le colpe dei tl, da parte del titolare, questo non avrebbe senso, e non accadrà mai, figuradì!!!!!! ma favorire la partecipazione e i commenti degli operatori jobbinttel sotto l'intervista.... no'?''

Anonimo ha detto...

E' stupendo,finalmente un tl partecipa ai commenti.
Lo scopo è proprio questo,far partecipare i dipendenti vecchi e nuovi,naturalmente coinvolgendo anche lettori estranei alla realtà di Jobintel.Anche se molti sarebbero curiosi,a mio avviso,di comprendere quanto il datore di lavoro sappia in realtà del comportamento dei suoi tl.
Per quanto riguarda l'intervista,ci farebbe molto piacere,se via mail mandaste idee,testimonianze,storie di vita vissuta in Jobintel,tutto in modo anonimo naturalmente,in modo da poter creare le domande per l'intervista che stiamo cercando di ottenere.

Anonimo ha detto...

Ciao,
ho avuto la sfortuna di lavorare come operatore e poi come TL,
mi chiedo come mai Jobintel sia ancora aperto! Quotidianamente sono andati avanti solo truffando i clienti, hanno perso diverse commesse ma riescono comunque a continuare a fare danni!e' impressionante! per quanto riguarda il fanno se sono a conoscenza o meno vi assicuro che è tutto ovviamente condiviso con i titolari, oltretutto non ci vuole una scenza per capire basta solo ascoltare le urla in area!!!.
Sarebbe bello anche sentire racconti di chi sta bene nel proprio posto di lavoro.
Ve lo ricordate: DAAAAAIII DAAAAIII ma cosa è state facendo il gioco del siiiilenzio??
Mamma mia che cesso di posto!!
Ispettorato dove sei!!

Anonimo ha detto...

avete letto la notizia della gemini? Ne vogliono licenziare altri 200. Cosa ci sarà dietro? Quale speculazione si prepara ( o sarà già fatta) a danno dei callcenteristi?
Si sa qualcosa di più del giornale?
Grazie.
un ex Gemini che se n'è andato.

Anonimo ha detto...

Ho apreso ora la notizia da dei miei colleghi di lavoro, anche loro ex gemini.. Come si fa a mandare a casa 200 lavoratori a tempo indeterminato???

io non lo so, però sono pronto a sostenere quasti lavoratori nella battaglia per la difesa del posto di lavoro

anonimo inkazzato

Anonimo ha detto...

A rischio 200 buste paga della Gemini

Comunicato dei vertici ai sindacati: è crisi societaria

Calo del volume dei traffici Telecom. Circa 200 dipendenti
del callcenter di Pirri rischiano
per la quarta volta di
perdere il lavoro.

La notizia arriva con la
delicatezza di un siluro:
200 dipendenti della Gemini
sono di troppo e vanno licenziati. Una doccia gelata sul già disastrato
mondo dell’occupazione
cagliaritana.
Gli esuberi nel call center
che risponde al 187
della Telecom sono stati
comunicati dai vertici
aziendali ai sindacati in
un incontro che si è tenuto
lunedì sera. E da ieri
i 500 dipendenti sono
in stato di agitazione e
presidiano i cancelli della
palazzina della Circonvallazione
di Pirri che
ospita la società.
Oggi sono
in programma
assemblee
tra i
lavoratori.
LA MAZZATA.
Non è la prima
volta che
la scure della
crisi, che fa rima
con diminuzione
del
personale, si
abbatte sul
call center. In altre quattro
occasioni i dipendenti
della Gemini (430 assunti
a tempo indeterminato
e circa 70 interinali),
nata da una costola di
Video on line, hanno
sentito sul collo il fiato
gelido del licenziamento.
A dir la verità, nessuno
immaginava che si arrivasse
a questo punto: da
oltre un anno tutto andava
a gonfie vele. La società
sembrava solida e
aveva assunto nuove leve,
regolarizzato i precari
e programmato nuove
buste paga. Poi la mazzata.
La motivazione ufficiale:
diminuzione del
traffico della compagnia
telefonica. «La direzione
di Gemini ha affermato
che gli attuali volumi di
attività Telecom generano
perdite non sostenibili
», afferma Alessandro
Milia, della segreteria Fistel-
Cisl. «Passività che
mettono in discussione
la continuità della struttura
di Cagliari con l’attuale
numero di dipendenti,
palesando un esubero
di circa 150/200 dipendenti
». I lavoratori e
i sindacati si sentono traditi
dal mancato rispetto
di accordi e promesse.
Per questo «ritengono
inaccettabile il comportamento
dell’azienda,
che ha affermato la sostenibilità
della struttura
di via Montecassino». I
presupposti erano ben
altri, anche perché la società
aveva firmato «importanti
accordi di sviluppo
basati a suo dire
su impegni concreti da
parte del committente
Telecom Italia. Intese
che oggi dichiara di non
essere in grado di ottemperare
». Insomma, se
non arrivano novità positive
in tempi brevi, il
futuro dei dipendenti Gemini
è nero pece.
«L’azienda nell’incontro
di lunedì - continua Alessandro
Milia - ci ha comunicato
che
le commesse
non coprono
più i costi. Negli
ultimi cinque
mesi le
perdite sfiorano
i 900 mila
euro». Una situazione
di
stallo che rischia
di precipitare
da un
momento all’altro.
«La Gemini
- afferma
il sindacalista
- ci ha detto che se entro
il due giugno la Telecom
non garantirà un aumento
del traffico sarà
costretta a licenziare
200 dipendenti».
LA GEMINI. Federico Caboni
è il responsabile del
call center. Conferma il
calo dei volumi di traffico
da parte della Telecom.
Per parlare di futuro
e crisi rimanda alle 14
di oggi, quando a Roma
incontrerà i vertici della
compagnia telefonica.
LA TELECOM. All’ufficio
stampa di Milano della
Telecom cascano dalle
nuvole. Ai rappresentanti
della compagnia telefonica
non risulta alcuna
diminuzione così drastica
dei traffici telefonici.
Anzi, fanno sapere che i
nuovi vertici stanno riorganizzando
l’azienda e
puntano molto sui servizi
al cliente forniti dai
call center.
ANDREA ARTIZZU

Ultimo aggiornamento: 21.05.08

Anonimo ha detto...

Ma scusate,prima segheranno gli interinali,che sono indubbiamente sempre lavoratori come gli altri,ma si sa,sono l'anello debole della catena,o no?
Solidarietà ai lavoratori Gemini,e soprattutto alle lavoratrici!
Anonimo disokkupatp,che trova sempre okkupato!

Anonimo ha detto...

ogni hanno sempre la stessa storia!
non potete pretendere che rimanga in piedi una struttura che non porta + utili accettabili!

Anonimo ha detto...

e su quali dati ti stai basando??? a me risulta il contrario...

Anonimo ha detto...

poco lavoro ?
ahahahhahha
da quando hanno pubblicato sui giornali che non c'era lavoro.. ne abbiamo troppo !! ci han porposto di fare straordinari e negano le ferie perche' c'e' TROPPO LAVORO

Anonimo ha detto...

TRanquilli, con la crisi economica che avanza tra qualche mese migliaia di operatori inbound e outbound saranno licenziati. E dovremo aprire un altro blog: disoccupatinlinea...

Anonimo ha detto...

salve io sono nuova del precariato sono una studentessa in lettere lavoro da circa 1 anno a nero in un call centre x 8ore al gg e il sabato dalle 9 alle 13,x un fisso di 500 euro + incentivi x un totale di 700 euro se m va bene.da questi metto la benzina nell ' auto di papa' pago le tasso universitarie k ammontano in un anno a 850 euro +62 di tassa regionale in + mi vesto e cerco di comprare qulake cs x un domani provvedere al cosi' detto corredo ma cio' n è sempre possibile se posso m faccio passare qualche sfizio, logicamente non vesto firmato e non compro cose costose ,il quesito sta che i miei datori sfruttatori mi vogliono regolarizzare x chi non avesse capito lavoro a nero, x una somma che non è quella della busta paga cio' farebbe lievitare le mie tasse universitarie e quelle di mio fratello ,volevo capire quanto mi conveniva ,altro quesito qualk1 sa aiutarmi a trovare un call centre migliore nella prov di napoli

Anonimo ha detto...

ciao..io lavoro da un anno e sei mesi in un call center tiscali,ancora con il contratto a progetto...il call center è qllo schifo di tiscali ed è meglio nn dire chi è il titolare,perchè a sa illetta è ben conosciuto,non abbiamo un fisso,guadagnamo ciò che riusciamo a produrre,premettendo che con le legge sulla privacy,gli utenti privati sono stati bloccati.
le anagrafiche,cioè il materiale da lavorare fa schifo,si pretende un lavoro che alla fine non può essere svolto,fisicamente il call center non è provvisto di pc,solo due per noi operatori,(e siamo in 10)due banchi barcollano(della serie che se ci cadono addosso rischiamo una frattura alle gambe)5 sedie sono sfondate,le cuffie sono state comprate da poco,dopo che una mia collega ha imprecato contro il titolare,e vi giuro sembrano comprate dal cinese!!ha cambiato società,da come ho sentito,poi nn so se è vero,per non assumerci con il contratto nazionale..io sinceramente spero che chiuda e che sia lui a guadagnare 170 euro in mese,oltretutto lordi!!

Precari in Linea ha detto...

Carissima studentessa precaria napoletana, purtroppo conosciamo solo la nostra triste realtà di Cagliari, e quindi non possiamo aiutarti a trovare un call center migliore dalle tue parti. Però possiamo darti un consiglio prezioso: vai al sindacato e denuncia il tuo datore di lavoro. dopo un anno in nero di contributi non pagati e una proposta di stabilizzazione scandalosa, potresti davvero rifarti.

Disponibili nel darti qualsiasi altra informazione scrivici tuto sulla nostra e-mail: precarinlinea@gmail.com

Rifondazione Libera ha detto...

Anche io, caro Momia, spero che un giorno non troppo lontano, anche il tuo datore di lavoro, possa guadagnare 170 mensili... altro che imprenditore...

Anonimo ha detto...

avete letto ieri sui giornali?
Tiscali taglia posti di lavoro!!

Rifondazione Libera ha detto...

La Legge 133, approvata il 6 agosto di quest’anno, rappresenta una minaccia inaccettabile, contro la quale si sta schierando l’intero mondo dell’Università. Essa prevede:


Blocco del turn-over al 20% (un’assunzione ogni cinque pensionamenti – art. 66)

Tagli al fondo per il finanziamento ordinario per 1441,5 milioni di euro entro il 2013 (art. 66)

Possibilità/necessità per gli Atenei di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato (art. 16)


Il movimento degli studenti, unitamente al personale docente e non docente, sollecita la cittadinanza a mobilitarsi in difesa dell’Ateneo di Cagliari e dell’istruzione pubblica.

VENERDI’ 7
NOVEMBRE

MANIFESTAZIONE

Ore 9:30 –

Piazza del Carmine

Anonimo ha detto...

Io non sono di Cagliari nè lavoro in un call center...ma sono precaria, MOLTO precaria! Da un paio d'anni sono stagista, ho girato ormai tante aziende e nessuna mi ha mai pagato...la mia disperazione mi ha portato come molti ad aprire un blog nell'intento di rendere pubblica la mia storia(o meglio il mio dramma)!
Comunque complimenti per il sito, davvero ben fatto!Se vi va portremmo scambiarci i link...se siete d'accordo scrivetemi a vitadastragista@gmail.com!
ciao e a presto!

Anonimo ha detto...

Ciao ragazzi non conoscevo il vostro blog ma trovo sia una bella iniziativa. Anche io ho la mia storia da raccontare ho iniziato tre anni fa la mia carriera da precaria sempre nello stesso c.c. prima con co.co.pro per 1 anno e mezzo e poi dopo battaglie angerie minacce con il famoso contratto.
Premetto che sono stata richiamata dal capo x il contratto, stanca delle sue promesse da marinaio avevo dato le dimissioni. Firmo il contratto a 18 mesi con la promessa del tempo indetterminato anche io non rientravo nella FAMOSA LEGGE 407 (triste e miserino chi viene etichettato con il bollo del reietto dalla 407). Ho lavorato prodotto sudato ingoiato schifezze per 1 anno e mezzo. Vessata da 1 specie di erinne e di cerbero rinchiusi nell'esile figura di donna, turturata da 1 scimmia urlatrice che passava tra le bancate con il suo passo da mezza donna e mezza scimmia e con voce simile al gracchiare di una cornacchia impartiva ordini e ci minacciava di sacrificare le nostre teste alla dea della produttività! Passano i mesi cambiano le campagne i prodotti ma il lupo perde il pelo ma non il vizio ed ecco che dopo i 18 mesi il famoso contratto non mi viene rinnovato! Fortunatamente ho trovato subito 1 altro lavoro non mi perdo d'animo in fondo dove lavoravo ci stavo male quindi in definitiva meglio così! In bocca al lupo a tutti i precari che si sudano la vita!

Anonimo ha detto...

Perchè non facciamo una moratoria contro le scimmie e gli scimmioni urlatrici dei call center di cagliari?

Zibro!

Anonimo ha detto...

Buongiorno!Grazie a roberto,mio collega,ho conosciuto questo blog..la mia esperienza è questa..ho lavorato per la prima volta l'estate scorsa due mesetti come cocopro coccodè chicchessia,e l'ambiente mi piaceva,tant'è che uscivo con la mia tl (amicizi ahaha :D)! ma i soldi eran troppo pochi! grazie a delle conoscenze ho provato in un call center dove si prevede l'assunzione a tempo det/indet...beh dopo qualche mese sono stato confermato nonostante la mia produzione non raggiungesse gli obbiettivi prestabiliti dell'azienda..beh ora vista la crisi,forse dovuta alla crisi finanziara generale e anche alla questione del garante della privacy per l'acquisizione delle liste,è proprio una MERDA.vado a lavoro,non m sento soddisfatto,lavorare i clienti customer base è come lavorare quelli prospect figuratevi un pò!!mi chiedo dove andremo a finire..nonostante sia a tempo indet,mi sento decisamente precario.quasi quasi preferirei lavorare un ora in meno al gg e prendere 200 euro di stipendio in meno perkè in qst condizioni nn s può lavorare!abbiamo a ke fare con scimmie ke rispondono al telefono!>:@

Anonimo ha detto...

salve,
io lavoro per il call center di trenitalia, non sono ovviamente dipendente di trenitalia ma di una società in subappalto in quanto l'appalto è stato dato da trenitalia a TSF tele sistemi ferroviari che a sua volta ha appaltato il call center l'892021 ad altre società.
Non sto qui a raccontarvi gli abusi, e la mancanza di diritti che regna nel luogo dove lavoro nonostante io lavori per trenitalia una società a partecipazione statale.
Vorrei solo esprimere un mio parere sull'argomento e credo che la chiave di volta di tutto è riconoscere finalmente una professionalità dell'operatore di call center.un riconoscimento di diritto un proprio contratto e i vari livelli di specializzazione, da me ad esempio ci sono operatori call center che parlano più di 5 lingue e svolgono il servizio internazionale e vengono retribuiti allo stesso modo di un operatore che svolge da una settimana lo stesso servizio solo x le chiamate nazionali.
solo se ci fosse questo riconoscimento dei lavoratori che fanno questo tipo di professione,perchè è una professione a tutti gli effetti,altrimenti non si va da nessuna parte resteremo sempre in balia dei vari governi che man mano che si susseguono..chi ci riconosce come lavoratori chi invece pensa che siamo solo carne da macello.
saluti..a tutti..e coraggio..il rispetto di se stessi è la prima cosa..
daniela

Luce ha detto...

Anche se nell'ultimo periodo ho potuto seguirvi poco, vi sono sempre vicino (d'altronde non potrebbe essere altrimenti) e se avete bisogno di una mano contatemi pure. Non lavoro in un call center, ma mi sento MOLTO, MOLTO, PRECARIA!
vi scrivo anche per comunicarvi che la mia uscita dal letargo ha portato alla nascita del mio nuovo sito che sostituisce in tutto e per tutto quello vecchio. Se volete potete cambiare l'indirizzo a cui rimanda il bannerino che c'è sul vostro sito con questo www.vitadastragista.it ! Ovviamente voi siete già nella mia nuova lista di amici!
grazie di tutto
un abbraccio

Anonimo ha detto...

Ciao

Condivido con te le affermazioni che hai fatto su Unilever e le sue politiche.

Io ho lavorato per la direzione Risorse Umane e sono stata trattata malissimo come persona e come lavoratrice...

Sono stata assunta per condividere con il direttore delle Risorse Umane della sede di Roma (che è un mix tra stalin ed hitler) gli screening dei curricula, i colloqui e le selezioni del personale e invece mi sono ritrovata in un archivio cartaceo polveroso che si trova in un corridoio senza aria pieno di polvere e senza neanche una sedia per sedermi a mettere in ordine tutto il lavoro non fatto dai dipendenti di circa 5 anni

In ogni occasione il gentiluomo in questione mi trattava male deridendomi difronte agli altri dipendenti perché magari un foglio non era nella posizione che si aspettava lui....

Quando finalmente ho deciso di lasciare quel lavoro alienante e sottopagato naturalmente mi ha salutato con una parolaccia...

Stando poi alla direzione risorse umane ho visto spesso altri dipendenti piangere per essere stati trattati male dai propri capi

E' un'azienda che non rispetta minimamente i diritti e la dignità dei lavoratori....

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente il suo punto di vista. Ottima idea, sono d'accordo con lei.
E 'vero! Mi piace questa idea, sono pienamente d'accordo con te.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti vorrei raccontare la mia storia,sono un lavoratore dell'ex phone media call center con tanti sedi in tutta italia che pultroppo è fallito non ostate il lavoro non mancasse l'azienda era florida, le comesse non mancavano.
Un bel giorno i titolari decidono di scappare facendo perdere le proprie tracce lasciando gli operatori senza stipendi per molti mesi non ostante ciò si continua a produrre il clima diviene rovente, non mancano episodi di mobbing da parte dei super visori, fino a che no si fà occupazione per circa 6 mesi, nella speranza di ricominciare a lavorare, ma le speranze divengono vane.
Si và al commissariamento si va al decreto ingiuntivo da parte dei lavoratori per cercare di recuperare gli stipendi arretrati.sono trascorsi 2 anni e a distanza di 2 anni arriva il fallimento ma ancora degli stipendi arretrati non c'è ombra...nel frattempo mi do da fare e trovo lavoro in un altro call center; si tratta di un call center piccolo di circa 30 operatori, il lavoro non manca ma è un inferno.... ho iniziato con 6 mesi di progetto, durante il progetto non ho un fisso ma solo un minimo di 3 euro per contratto fatto, dopo 6 mesi si passa al contratto a tempo indeterminato con una paga da fame ... meno di 500 euro mensili per un pat time sulla carta in pratica si lavora tutto il giorno per un totale di 7 ore giornaliere.Si lavora in un call center di fortuna, mancano le sedie, manca l'acqua, manca la pulizia siamo costretti a portare da casa il necessario,e come al solito gli stipendi non sono regolari il primo stipendio si percepisce dopo 3 mesi, non manca da parte dei titolari il mobing... ho scritto questa storia perchè dietro al call center non c'è gente che rompe al telefono perchè non ha nulla da fare e vuole passare il tempo a telefonare a casa della gente, dietro a call center ci sono lavoratori, sotto pagati e sfruttati e anche frustrati, non è bello sentire giorno dopo giorno al telefono la gente che ti manda a quel paese... dietro al call center ci sono famiglie madri,padri, che cercano di lavorare onestamente per andare avanti.....Una sola parola dico VERGOGNA AI TITOLARI CHE SI ARRICCHISCONO SFRUTTANDO LA POVERA GENTE.....

Anonimo ha detto...
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