domenica 29 novembre 2009

Call center in crisi, nessuno risponde




Hanno fatto manifestazioni, sono saliti sui tetti, si sono incatenati in centro a Roma. Sono in novemila e hanno capito che poco alla volta verranno licenziati tutti. Sono i lavoratori del gruppo Agile, ex Eutelia, e fanno proprio quel lavoro che abbiamo vito nel film di Paolo Virzì “Tutta la vita davanti”: lavorano al call center. Ma fino a quando? Come altri, anche questo è un settore in crisi. Quelli del call center non sono tute blu, non lavorano nell’economia reale. Ma sono circa 80mila in tutta Italia, di cui quasi la metà precari e per l’80% donne. Sono sparsi in 200 aziende, di cui la metà al Nord (anche se è nel Mezzogiorno che i numeri sono cresciuti di più nelle ultime due stagioni). Non hanno fatto in tempo a essere regolarizzati (un accordo tra l’ex ministro Damiano e l’associazione di categoria Assocontact ha trasformato 45mila contratti in tempo determinato solo due anni fa) che ora si ritrovano in mezzo alla strada. Assocontact ha lanciato un allarme molto serio: ”Il settore è a rischio sopravvivenza”. E chiederà al governo incentivi. Del resto, se li danno ai lavoratori dell’auto perché non ai centralinisti? Sempre che qualcuno risponda alla chiamata.

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