Il caso di Sonia Topazio
I precari cedono al moralismo
Laureata in Storia e critica del cinema con pieni voti. Attrice, giornalista, scrittrice. Da dieci anni Sonia Topazio è il capoufficio stampa dell’Istituto di geofisica e vulcanologia. Ma ora, dopo tanto tempo e dopo le polemiche sulla nomina del neodirettore, Massimo Ghilardi, amico di Gelmini, finisce nell’occhio del ciclone messa sotto accusa dai precari dell’istituto: Sonia Topazio sarebbe stata raccomandata. Ma la vera colpa è un’altra: l’essere stata una sex symbol, un’attrice che ha lavorato con Tinto Brass, posato per Playboy e collaborato con la rivista d’erotismo Blue.
Conta poco se in questi dieci anni ha fatto bene il suo mestiere, se ha il curriculum adatto (collabora anche con il Messagero scrivendo articoli scientifici). No, ciò che non va bene è il fatto di non avere l’immagine giusta, una sessualità normata ad uso e costumo di questo ritorno di moralismo.
Al Fatto quotidiano che le chiede di rispondere agli attacchi dei precari (che intanto su Fb stanno spammando le immagini porno) risponde che sì è vero, è stata appoggiata da un politico, ma come tutti quelli che sono lì.
Ma il punto secondo noi è nell’uso che viene fatto del suo passato da protagonista dell’immaginario erotico e o porno. È questo che non le si perdona. Ma quale sarebbe la colpa? Coloro che stanno facendo questa campagna denigratoria e squallida dovrebbero spiegarci che male c’è a fare film porno o erotici. I diritti, quelli che giustamente i 400 precari dell’Istituto chiedono, non si conquistano con norme talebane né mettendosi contro il diritto di qualcun altro. Così si costruisce una società peggiore per tutti.
Resta da fare la domanda: come mai ora questo attacco? Ci viene il dubbio che davvero i tempi siano cambiati e che a forza di avere creato un clima di caccia alle streghe possa legittimare chiunque a denigrare, sputtanare, prendersela con le donne che non sono, secondo loro, perbene.
Nessun commento:
Posta un commento