domenica 21 giugno 2009

Lettera aperta ai lavoratori di Omnia e Video on Line 2


di Gianluca Meloni
(Rsu Slc Cgil)


Omnia Network da qualche mese ha un nuovo azionista di maggioranza. Si tratta del Gruppo Ti-Cam rappresentato dal dottor Sebastiano Liori. Il nuovo arrivo è stato percepito da più parti, compresi i dipendenti, come una novità importante e certamente capace di cambiare rotta, rispetto alla situazione finanziaria e organizzativa.Ma così sembra non essere.Dal dicembre 2008 gli stipendi non vengono più erogati regolarmente, registrando ritardi di settimane, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare sulla vita di ciascun lavoratore e lavoratrice.Non solo!

Oggi la situazione si fa più incerta e drammatica:5 lavoratori di Omnia il cui contratto è scaduto lo scorso 9 giugno non sono stati confermati, nonostante rientrassero a pieno titolo nell’accordo di stabilizzazione siglato con le sigle sindacali nel giugno del 2007 (stabilizzazioni da concludere entro il 2010).La motivazione? Inadeguatezza a svolgere la mansione di operatore telefonico addetto all’assistenza.Parlando con alcuni di questi, e con altri loro colleghi emerge però chiaro un elemento:non esiste in Omnia un metodo/modello per la valutazione, chiaro e trasparente; poi, dopo oltre due anni, prima con contratti con Tiscali, o agenzie interinali sempre per Tiscali, e poi con Omnia, all’ombra di un accordo di stabilizzazione, è certamente strano venire a conoscenza di alcuni affiancamenti, svolti pochi giorni prima della scadenza del contratto.Avendo conosciuto personalmente il dottor Liori, e avendo in più di un’occasione potuto apprezzare alcuni suoi ragionamenti per la creazione delle basi della serenità del lavoratore di Vol 2, mi domando se, l’idea del “lavoro di recupero degli elementi che hanno perso fiducia, o che mostrano lacune nel mondo di Vol 2”, non si possa realmente applicare anche tra i lavoratori di Omnia.Sicuramente il dottor Liori sa bene quanto quello del modello valutativo sia un tema delicato in realtà come i call center; qui lo stress è elevato (ancor di più per chi lavora in situazioni molto precarie tanto a livello di strutture, quanto a livello di salari non erogati con regolarità), e dove capita che il confine tra personale e professionale sia confuso e incerto.Sicuramente il dottor Liori, anche se arrivato da pochi mesi, sa bene quanta serietà e pazienza i lavoratori e le lavoratrici di Omnia hanno dimostrato in questo ultimo semestre, e tanta altra nel periodo passato in Via Mameli (una sistemazione provvisoria e difficile).

Certamente il dottor Liori sa bene quale incertezza oggi questo fatto stia suscitando tra i dipendenti di Omnia: l’ansia per lo stipendio, la preoccupazione per il contratto a termine, i dubbi sul modello e il metodo per la valutazione.Come lavoratore prima ancora che come sindacalista confido in un passo indietro di Omnia nei confronti non solo di questi 5 dipendenti, ma di tutti, in modo tale da avviare una nuova fase di confronto per la crescita e la valorizzazione di tutti, come si è scelto di fare dentro Vol 2.

L'UMILTA' DI DIRE BASTA


di Marco Patruno



Il ministro Sacconi ha affermato davanti alla platea dei giovani di confindustria che i laureati italiani dovrebbero adattarsi a fare lavori umili, come imbianchini e operai come se non bastassero i migliaia e migliaia di ragazzi che sono impiegati nei call center. http://www.confindustria.it/. I call center sono delle moderne catene di montaggio, e gli operatori call center sono a tutti gli effetti dei operai del ventunesimo secolo, soltanto che gli attrezzi del mestiere non sono un pennello o uno scalpello, ma un computer, una cuffia, una cannuccia, una sceneggiatura, le tue dita e la tua voce…. I contratti applicati, a volte, sono ai limiti della legalità. L’intensità del lavoro e i controlli in un call center di medie dimensione è infinitamente superiore a qualsiasi altro lavoro, e la paga è infinitamente inferiore ad altri settori, per non dire inesistente. In un call center esiste un robot questo robot si chiama uomo o donna. Quindi possiamo affermare che i giovani fanno lavori umili, anzi umilissimi... http://it.wikipedia.org/wiki/Call_center

Il problema è opposto. E che questa condizione di adattamento a svolgere mansioni umili per i laureati italiani diventa spesso una condizione permanente che non ti lascia più prospettive di crescita professionale e futuro. Il problema è proprio il troppo adattamento del laureato.
Perché il laureato deve fare i conti con quella che possiamo considerare una delle “invenzioni” di questo secolo. La carriera. Proprio così, avete proprio capito bene miei cari lettori: la carriera. http://it.wikipedia.org/wiki/Carriera . Fuori dai nostri pensieri comuni e dai bei discorsi politici, ci sono fior e fior di professionisti delle risorse umane volti a fare delle valutazioni e scelte basandosi su l’unico strumento che hanno a loro disposizione di te: il tuo curriculum. E il curriculum traccia non soltanto il tuo percorso professionale passato, ma potrebbe tracciare anche tuo cammino futuro. Con il curriculum e il concetto di carriera difficilmente puoi scacciare il tuo passato lavorativo come possiamo fare con una palla di carta che abbiamo arrotolata per poi buttarla nel cestino. http://www.ilcurriculum.net/. Inoltre qualcuno di voi, mi deve rispondere quale eresia esiste nell’idea che un giovane che ha deciso di investire tempo e sudore nello studio non possa aspirare a migliorare la propria condizione socio – economica? perché non può sperare di fare un mestiere differente da quello di suo nonno, di suo padre, dei suoi fratelli ….? http://it.wikipedia.org/wiki/Mobilit%C3%A0_sociale.%20Scusate, dimenticavo che il nostro paese è quello dove la meritocrazie è un utopia. Dove la mobilità sociale è un illusione sventolata soltanto e unicamente nei periodi dei reality show o sui giornali di gossip e il successo è l’unica forma di autoaffermazione. http://www.meritocrazia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=62&Itemid=67 . Ma come vi ho detto, il problema è diverso. Il problema è il nostro troppo adattamento. L’adattarci a fare stage gratuiti e sottopagati, accettare pseudo – contratti volti ad eludere dei contratti veri e propri, adattarci che gli altri ci diano lezioni di moralità e buon comportamento davanti ad un pubblico che in nome del profitto subito e immediato svenderebbe la tecnologia, le energie e forze di un paese anche al colonnello Gheddafi. http://generazionep.blog.lastampa.it/generazione_p/2009/06/stage-una-giungla-tra-illusioni-e-sfruttamento-di-marco-patruno.html#comments. Più che mai, il giovane oggi deve aprire gli occhi. Dobbiamo smettere di fissare la strada che calpestiamo, ma guardare avanti e trovare la forza di dire ai nostri “padri”: “ voi avete fallito, ora tocca a noi”.