martedì 22 aprile 2008

Proposte contro la Precarietà


il progetto di Nanni Alleva: uscire dalla trappola della legge 30

Scriviamo le nuove regole per dire basta alla precarietà

Le proposte al centrosinistra di un gruppo di giuslavoristi guidati da Nanni Alleva. La precarietà è «multiforme» e deve essere aggredita sotto vari aspetti: abolire la distinzione tra subordinati e parasubordinati, creando un unico contratto. Riformare il rapporto a termine, l’interinale, gli appalti, le cessioni d’azienda. Far emergere il «nero». Tante le analogie con le proposte della Cgil.

Riscrivere il lavoro per invertire il segno: fermare la precarietà e ricostruire i diritti. E’ l’obiettivo della proposta di legge elaborata da Nanni Alleva e dai giuslavoristi del Centro diritti Alò, che verrà presentata dopodomani a Roma nel corso del convegno «Basta precarietà», a cui sono stati invitati tutti i partiti del centrosinistra e il sindacato. Alleva è anche estensore delle proposte di legge Cgil firmate nel 2002 da cinque milioni di persone, e riconfermate dal recente Congresso di Rimini. Sono molti i legami tra quelle idee del 2002 e quest’ultima elaborazione: oggi Alleva ha voluto però riunire le norme in un’unica, organica proposta, «per affrontare - spiega - con un solo disegno la precarietà “multiforme” del lavoro italiano». Non basta fare i conti con la sola legge 30, ma bisogna affrontare anche il decreto 368 del 2001 sui contratti a termine e il «Pacchetto Treu» del 1997. Cinque i nodi da riformare:

1) il rapporto tra subordinazione e parasubordinazione (le collaborazioni);
2) il contratto a termine;

3) la separazione del lavoro dall’impresa (somministrazione, appalti, esternalizzazioni);

4) il lavoro nero;

5) i diritti di risarcimento del danno.

Per vedere la proposta completa clicca il seguente link Dimensionidiverse.it


Pietro Ichino e la sua ricetta contro il precariato.
Assunzione a tempo indeterminato per tutti, 6 mesi di prova, articolo 18 contro i licenziamenti senza giusta causa ma per i licenziamenti "strategici" indennizzo economico che cresce con l'anzianità all'interno dell'azienda e sistema bonus malus per le aziende. Finalmente scopriamo qual è la ricetta concreta per risolvere una piaga sociale: il precariato. Ce lo spiega Pietro Ichino, docente di diritto del lavoro.
Il professor Ichino sembra aver trovato la quadratura del cerchio: quando spiega la sua riforma trova l'accordo di giovani e industriali.
Gli unici detrattori ? I sindacati, i cui associati non verrebbero però toccati, la riforma riguarderebbe infatti solo i nuovi assunti, soprattutto gli under 30 e gli over 50. Ultima cosa, sarebbe una riforma a costo zero, almeno per i primi tempi.
Per vedere la proposta completa clicca il seguente link Scheggedivetro

Cosa pensi delle proposte di Nanni Alleva e Pietro Ichino?
Rappresentano una soluzione per poter cancellare l'incubo del precariato?
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domenica 20 aprile 2008

Cassazione: assunzione d'obbligo per i precari dei call center

Cassazione: assunzione d'obbligo per i precari dei call center

i lavoratori dei call center che prestano servizio nella struttura di una società hanno diritto ad un contratto di lavoro subordinato dal momento che utilizzano attrezzature e materiale aziendale e non possono essere considerati, dal datore, come lavoratori autonomi. Lo sottolinea la Cassazione con la sentenza 9812 della sezione lavoro.

Con questo verdetto la Suprema Corte ha respinto il ricorso della Solidea sas, una società di Padova che aveva un call center nel settore pubblicitario, contro la decisione con la quale la Corte di appello di Venezia, nel 2005, l'aveva condannata a pagare oltre mezzo miliardo di vecchie lire all'Inps come contributi previdenziali evasi ai danni di 15 centraliniste precarie scoperte a lavorare presso la società durante un controllo degli ispettori del lavoro, avvenuto nel 1997.Contro la multa, la Solidea aveva fatto ricorso al Tribunale di Padova sostenendo che le dipendenti svolgevano lavoro autonomo. Il tribunale diede ragione alla 'Solideà e straccio il verbale dell'Inps. Ma in appello la Corte di Venezia ribaltò l'esito e confermò la natura subordinata del lavoro svolto dalle 15 centraliniste. Senza successo la Solidea ha protestato in Cassazione.

La Suprema Corte ha replicato che «correttamente» la Corte d'Appello ha considerato «qualificanti della subordinazione delle dipendenti, con mansioni di telefoniste, le circostanze che esse seguivano le direttive impartite dall'azienda in relazione ad ogni telefonata da svolgere prendendo nota dell'esito e del numero di telefono chiamato, del fatto che avevano un preciso orario di lavoro, che usavano attrezzature e materiale di proprietà della società ». Così il ricorso della Solidea è stato respinto.

approffondimenti:

La Repubblica
Businessonline.it
Circolare Ministeriale Damiano

Sentenza Corte di Cassazione


martedì 8 aprile 2008

Intervista a Signora Lina, titolare della Ex Genny Services

Intervista a Signora Lina, titolare della Ex Genny Services

La Genny Services, call center di proprietà della signora Raffaela Floris nasce nel 2004.
E’ stato uno dei primi call center outbound a Cagliari, ed è sempre rimasto in prima linea, vendendo per Telecom qualsiasi prodotto,dalla fonia alla adsl ai pc.
Nel 2007,ad aprile, decide di stabilizzare tutti i dipendenti. Seguono due mesi di scarsa produzione che non raggiungendo gli obbiettivi causano all’azienda la perdita della commessa.
Seguono trattative sindacali, una nuova commessa ad Agosto con un nuovo gestore, non remunerativa, a causa della scarsa produzione, con il conseguente licenziamento collettivo e la stessa messa in liquidazione della Genny.

Avrebbe mai pensato che con la stabilizzazione ci avrebbe rimesso? E perché ci ha rimesso?

Non c’era produzione, l’assenteismo dilagava. Il 30% dei dipendenti si metteva in malattia e abusava dei permessi. Tra Settembre e Ottobre abbiamo perso circa 70 mila euro. Le liste non sono la causa del fallimento della Società, la crisi infatti è cominciata da un gruppetto di dipendenti che non producevano contratti, pensando di portarsi comunque lo stipendio a casa. Questi dipendenti alimentavano solo attriti con la maggioranza dei dipendenti che produceva, e conflitti sterili contro la Società.

Il sindacato e i suoi delegati in azienda le hanno creato problemi?

Si. Perché i delegati hanno contribuito a creare un clima di disturbo, diffondendo la teoria di un pensiero negativo che considerava solo i diritti e non i doveri, facendo passare il messaggio che pur non attivando nulla gli operatori avevano comunque diritto allo stipendio. Nella fase di trattativa sui licenziamenti collettivi i sindacati sono spariti, poiché non hanno risposto alle nostre raccomandate entro una settimana, dimostrando scarso interessa verso i lavoratori e la Società. Durante la fase iniziale delle trattative sindacali, chiedemmo una riduzione del personale da 10 a 15 dipendenti che ci fu negata. I Sindacati si opposero. Solo il passaggio da 65 a 45 dipendenti avrebbe permesso la sopravvivenza della Società.

Molti operatori si lamentavano nel periodo critico che lei non fosse quasi mai presente in azienda, che non fornisse spiegazioni e rassicurazioni.

No, io ho sempre parlato con tutti, le informazioni c’erano, sono sempre stata disposta a fare riunioni e incontrare tutti i dipendenti, non ho mai fatto tante riunioni come in quel periodo. Poi, c’eravate anche voi delegati a diffondere le notizie. C’era una bacheca sempre aggiornata, al contrario di ciò che sostengono alcuni dipendenti che vivevano fino all’ultimo l’illusione di prendere per anni e anni una presunta mobilità.

Nella maggior parte dei casi,un operatore che ha lavorato in vari callcenters, descrive sempre i TeamLeaders e i Supervisors precedenti come delle iene. Lei interveniva nel rapporto tra i suoi subordinati e gli operatori o non si occupato di queste dinamiche? E’ capitato che qualche operatore le facesse delle rimostranze?

No. Non sono mai accaduti problemi simili, in tanti anni che era attivo il CallCenter non ho mai affrontato simili lamentele.

Cosa pensa del diritto di un lavoratore a mettersi in malattia?

Il diritto alla malattia è sacrosanto, nessuno può permettersi di negarlo. È l’abuso che se ne fa delle malattie che è controproducente per l’azienda. Pensate che a Settembre una sindacalista per giustificare i molteplici casi di malattie, affermava che erano dovute ad un influenza generalizzata! Se su 60 persone 20 sono in malattia, un azienda muore!

Nella fase di crisi della Genny Services, appena persa la commessa, lei si è mai sentita tradita dal comportamento degli operatori?

Nel momento in cui la Società vi consegnava le lettere di contestazione per la scarsa produzione, voi dipendenti producevate ancora di meno, invece di ricominciare a lavorare per risollevare le sorti della Società.

Ispettorato al lavoro: istituzione statale utile al lavoratore e al datore di lavoro. Esprima un giudizio.

I fini e le funzioni dell’ispettorato del lavoro, nascono per tutelare in maniera unilaterale solo i diritti del lavoratore, non certo il datore di lavoro.

Cosa vede nel futuro di un operatore telefonico? Se lei fosse giovane oggi lo farebbe o ne cercherebbe un altro?

Quando ero giovane e studentessa, ho fatto qualsiasi lavoro, di tutto, per migliorare la mia condizione sociale. Il lavoratore deve trovare “individualmente” la strada per migliorare le proprie condizioni di vita lavorativa.
Considero il futuro mondo dei callcenter quello dell’Inbound. Con la tendenza delle nuove leggi l’Outbound tenderà a scomparire, cancellando tutto il settore della vendita.

C’è qualcosa che potendo tornare indietro eviterebbe di fare o cercherebbe di fare meglio?

No. Non ho sbagliato nulla, ho fatto solo gli interessi della Società e dei miei dipendenti.

venerdì 4 aprile 2008

La vita della generazione “usa e getta”


Call Center, La vita della generazione “usa e getta”

di Roberto Loddo

Chi lavora in un call center rappresenta l’immagine disperata di una generazione, che, diversamente dalle precedenti, è segnata dalla completa incertezza del presente e dalla certezza della precarietà nel futuro. Chi lavora nei call center vive in mezzo a continui controlli di produttività, accompagnati da occasioni di lavoro poco qualificate, poco retribuite, poco stabili e poco tutelate, con ricorrenti e prolungati periodi di totale assenza di lavoro. Immagina il futuro appeso ad una cornetta telefonica e un paio di cuffie. Fa parte di una generazione sfigata, che ha visto perdere i diritti e le conquiste sociali combattute dalle battaglie dei genitori, ed è cosciente che le uniche cose che vanno al di là dei pochi soldi che riceverà, sono le incertezze, e in alcuni casi anche il mobbing. Questo lavoro nella sua immagine più infame è usurante, con rischi psicologici e fisici ancora non definiti per la salute. Continua