martedì 22 aprile 2008

Proposte contro la Precarietà


il progetto di Nanni Alleva: uscire dalla trappola della legge 30

Scriviamo le nuove regole per dire basta alla precarietà

Le proposte al centrosinistra di un gruppo di giuslavoristi guidati da Nanni Alleva. La precarietà è «multiforme» e deve essere aggredita sotto vari aspetti: abolire la distinzione tra subordinati e parasubordinati, creando un unico contratto. Riformare il rapporto a termine, l’interinale, gli appalti, le cessioni d’azienda. Far emergere il «nero». Tante le analogie con le proposte della Cgil.

Riscrivere il lavoro per invertire il segno: fermare la precarietà e ricostruire i diritti. E’ l’obiettivo della proposta di legge elaborata da Nanni Alleva e dai giuslavoristi del Centro diritti Alò, che verrà presentata dopodomani a Roma nel corso del convegno «Basta precarietà», a cui sono stati invitati tutti i partiti del centrosinistra e il sindacato. Alleva è anche estensore delle proposte di legge Cgil firmate nel 2002 da cinque milioni di persone, e riconfermate dal recente Congresso di Rimini. Sono molti i legami tra quelle idee del 2002 e quest’ultima elaborazione: oggi Alleva ha voluto però riunire le norme in un’unica, organica proposta, «per affrontare - spiega - con un solo disegno la precarietà “multiforme” del lavoro italiano». Non basta fare i conti con la sola legge 30, ma bisogna affrontare anche il decreto 368 del 2001 sui contratti a termine e il «Pacchetto Treu» del 1997. Cinque i nodi da riformare:

1) il rapporto tra subordinazione e parasubordinazione (le collaborazioni);
2) il contratto a termine;

3) la separazione del lavoro dall’impresa (somministrazione, appalti, esternalizzazioni);

4) il lavoro nero;

5) i diritti di risarcimento del danno.

Per vedere la proposta completa clicca il seguente link Dimensionidiverse.it


Pietro Ichino e la sua ricetta contro il precariato.
Assunzione a tempo indeterminato per tutti, 6 mesi di prova, articolo 18 contro i licenziamenti senza giusta causa ma per i licenziamenti "strategici" indennizzo economico che cresce con l'anzianità all'interno dell'azienda e sistema bonus malus per le aziende. Finalmente scopriamo qual è la ricetta concreta per risolvere una piaga sociale: il precariato. Ce lo spiega Pietro Ichino, docente di diritto del lavoro.
Il professor Ichino sembra aver trovato la quadratura del cerchio: quando spiega la sua riforma trova l'accordo di giovani e industriali.
Gli unici detrattori ? I sindacati, i cui associati non verrebbero però toccati, la riforma riguarderebbe infatti solo i nuovi assunti, soprattutto gli under 30 e gli over 50. Ultima cosa, sarebbe una riforma a costo zero, almeno per i primi tempi.
Per vedere la proposta completa clicca il seguente link Scheggedivetro

Cosa pensi delle proposte di Nanni Alleva e Pietro Ichino?
Rappresentano una soluzione per poter cancellare l'incubo del precariato?
Lascia un commento.

37 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra una buona base di partenza; occorre vedere e "proiettare" l'applicazione concreta ed operativa della proposta. Sarebbe utile, per esempio, chiedere ai rappresentanti delle imprese di servizi e call center ( Api sarda, Associazioni industriali, etc.) cosa ne pensano e se ritengono che su questa base si possa, per esempio, costruire una prima sperimentazione contrattuale in Sardegna. Sarebbe una bella iniziativa misurarsi sull'applicazione immediata in uno o più call center sardi. Perchè non proporlo?
Oltre il video, questo professore ha prodotto anche un testo più argomentato? Dove lo posso trovare?
p.s. Sinceramente bravi: il blog sta realmente rispondendo alla domanda di conoscenza e di confronto che, almeno noi e i nostri compagni di lavoro, ci si aspettava.
Umberto e Marina(Sky)

Anonimo ha detto...

Vi ringrazio per i complimenti.
Sapere che il blog venga visitato da lavoratori stabilizzati,e che ulteriormente desti in loro interesse come potrebbe fare in noi precari,e per me un successo.
Cercherò di procurare materiale più completo e dettagliato sulla proposta Ichino,per adesso posso passarvi il link di una sua intervista in cui parla sempre del precariato,inserita all'interno del suo sito personale.

http://www.pietroichino.it/?p=20

Saluti.

Non perdiamoci di vista! Mettiamoci in rete!

Anonimo ha detto...

Grazie per l'indicazione: stiamo leggendo il punto che riguarda -la riforma del diritto del lavoro- , ci sembrano interessanti anche le possibili sanzioni contro l'imprenditore che licenzia con troppa facilità.
Siamo stabilizzati ma...non tutti i problemi sono risolti( Sky, Sky...). Anzi;
se farete, se facciamo, la giornata del precario, sarebbe utile un confronto apertoi tra precari e stabilizzati. Ne sentiremo delle belle!
Marina (anche per Umberto )

Anonimo ha detto...

che proposta stupida,
dovete obbligare le grandi aziende a dare commesse a medio termine altrimenti su che basi si può assumere qualcuno? non mi sembra difficile da capire ma nessuno ne parla.

Anonimo ha detto...

Non capisco questa cosa delle commesse a maedio termine. Su che basi si può assumere qualcuno? io penso che quando un titolare di call centere apre la sua atytività, non lo fà per fare la carità a quattro dipendenti? o per fare piacere a Telecom o a Tiscali? o Per comprare o affittare le postazioni da lavoro? o per pagare il fitto della struttura? Io penso che lo faccia, esclusivcamente, per sviluppare una sua attività imprenditoriale con la speranza di guadagnare, guadagnare, guadagnare.
Sia chiaro, è anche legittimo ma noin sta facendo altro che calcolare il suo "rischio d'impresa" e, statene certi, tirerà avanti mesi e anni fino a quando il suo guadagno ( in economia si chiama "profitto") sarà elevato secondo le sue aspettative. E perchè allora io, semplice operatore che contribuisco assieme ad altri operatori ad assicurargli il suo "guadagno" dovrei rinunciare almeno alla sicurezza del mio contratto attraverso il tempo indeterminato? perchè non dovrei pretendere di essere assicurato e con le ferie pagate? perchè non dovrei avere almeno i diritti di base anche attraverso una legge che imponga a chi vuole fare "profitto" che dopo alcuni mesi(6? va bene!) deve trasformare il contratto a tempo indeterminato? Certamente dovrò lavorare e tutelarmi in tal modo il mio lavoro, sia chiaro.
Certe volte proprio non capisco noi stessi.
Anonima per scelta

FLAICA Uniti CUB ha detto...

CUB REGIONE LAZIO

A PROPOSITO DELL’IMPORTANTE SENTENZA SUI CALL CENTER

La Cassazione, con la sentenza n. 9812 del 14 aprile 2008, ha dato ragione alle lavoratrici ed ai lavoratori di un call center padovano, confermando la natura subordinata del loro rapporto di lavoro e condannando l’azienda anche a versare i contributi dovuti all’INPS.

Questa importante sentenza smaschera ulteriormente l’imbroglio portato avanti in tutti questi anni dai vari datori di lavoro dei call-center e dai grandi gruppi, pubblici e privati che si sono avvalsi dello sfruttamento di tanti/e lavoratori e lavoratrici, e dà ulteriori possibilità di contrastare tali abusi.

La CUB pur non avendo l’autorevolezza giuridica della Suprema Corte di Cassazione, comunque, da più di un decennio si è battuta, in ogni legittima sede, contro la truffa del finto lavoro autonomo e lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori dei call-center; anche da sola e negli anni in cui i finti autonomi erano portati ad esempio di virtù e di elogio della flessibilità.

CGIL-CISL-UIL, che in tutti questi anni hanno consentito che tale pratica prosperasse, ora commentano favorevolmente la sentenza della Cassazione. Si tratta, però, di un consenso pericoloso, perché, come è avvenuto già nella vertenza Atesia e con la conseguente circolare del Ministero del Lavoro, che lascia come lavoratori autonomi quelli che operano in out-bound, già stanno correndo al capezzale dei datori di lavoro, proponendosi per ulteriori accordi che consentano ai datori di lavoro di superare gli ostacoli di legge.

La CUB, come ha fatto sino ad ora, continuerà la sua lotta contro la precarietà e lo sfruttamento e cercherà di usare anche questa importante sentenza a favore delle lavoratrici e dei lavoratori.

Roma, 17 aprile ’08

www.flaica-roma.it

Anonimo ha detto...

Non la capisci perchè non rifletti!
come faccio a stabilizzarti se la mia commessa termina fra 6 mesi? Ricorda che siete liberi di accettare le condizioni o meno al momento del colloquio, se desideri di + cerca di +! Anche tu lavori x guadagnare come chi ti da da lavorare, xò tu pretendi di essere stabilizzato da chi non lo è.
Io sono del parere che un'imprenditore apre un'attività per rimanere aperto il + possibile aldilà del guadagno in sè x sè.
Come si fà a garantirti ferie pagate 900 euro fissi mensili se si parla di outbound? Tu in cambio cosa dai come certezza al tuo titolare? Dai su cerchiamo di essere realisti!!
Ciao.

Anonimo ha detto...

Altri 5.500 consumatori truffati da un call-center.

A segnalare l'accaduto è Adiconsum che denuncia: " Il fatto è accaduto in Sardegna: 5.500 utenti si sono visti addebitare contratti e servizi mai richiesto. Il malaffare - continua l'associazione - era gestito direttamente da un call-center che operava per la raccolta dei contratti. Fortunatamente - aggiunge Adiconsum - in questo caso, il gestore Tiscali si è attivato insieme alla Magistratura e hanno individuato i responsabili.

Adiconsum ricorda a tutti gli utenti di controllare le bollette e nel caso si accorgano di contratti e/o servizi non richiesti e di fare immediatamente denuncia.

Anche da questa vicenda - conclude Adiconsum - emerge la necessità di norme più stringenti per combattere queste pratiche truffaldine. L'Autorità delle Comunicazioni è stata investita del problema da almeno 2 anni ma non ha ancora dato alcuna risposta, nonostante l'impegno pubblico assunto il 23 ottobre 2006 nell'audizione con le Associazioni dei Consumatori.

da www.businessonline.it/

Anonimo ha detto...

notizia vecchia di 1 anno!!

Anonimo ha detto...

ho letto in ritardo l'anonimo del 26 aprile ore 12.07 che si riferisce ad un mio ed unico precedente intervento:
non intendo nè criminalizzare nè colpevolizzare gli imprenditori. tengo anche presente le loro necessità ma non posso non privilegiare la situazione in cui da precario io mi trovo. Ho 36 anni ed ancora sono al seguito di chi offre lavoro, per soddisfare un suo interesse di imprenditore ( profitto), legato ad una commessa che dura più o meno tempo. Ed allora? Ma il panettiere che offre lavoro all'operaio, il negoziante che assume la commessa, la fabbrica che da lavoro ad un impiagato, l'agenzia immobiliare che stipendia un agente, il bar che paga il banconiere, etc.etc., si mettono il problema se domani avranno una loro "commessa" e cioè una richiesta da parte della loro utenza? e me lo devo mettere io questo problema? Forse che durante il periodo della commessa, ipotizziamo di sei mesi, il titolare del mio callcenter divide con me i suoi utili? forse che la mattina quando iniziamo o il fine mese quando, con non poche difficoltà, riusciamo a farci pagare lui ci dice: questa sono le spese, questi sono i guadagni, li mettiamo sul tavolo e ciascuno preende la sua parte. Non funziuona così. E, sempre per esprimere questi concetti nel modo più elementare (così forse un pò tutti riusciamo a capire) quando ci dice, soddisfatto, che ha acquistato l'ennesimo appartemantino per affittarlo ai trasfertisti ( " pagano di più e poi li mando via quando voglio"), non aggiunge di averlo potuto fare grazie al lavoro mio e di altri 46 disgraziati che dovrebbero, secondo qualcuno, preoccuparsi non del proprio futuro ma, poverino, del fatto che il nostro imprenditore fra sei mesi forse non ha la commessa e, proverino, cosa può fare? certamente metterci sulla strada e progettare un prossimo acquisto ed una prossima avventura con altri 46 disgraziati. Bello questo girone, vero? Io non voglio parteciparvi e per quanto mi sarà possibile voglio, sino alla fine, sino all'ultimo centesimo di euro, pretendere tutti i miei diritti a prescindere da commesse o meno. Ora siamo nella fase in cui dobbiamo allargare i nostri diritti e interventi a difesa delle posizioni padronali, che sono sempre di parte, convinciamoci,non ci aiutano a unire tutte le nostre coscienze e i nostri sforzi per una vita lavorativa più dignitosa.
Anonima per scelta

Anonimo ha detto...

Soddisfatissima della mia amica, che non conosco ma mi piacerebbe incontrala, Anonima per scelta. Mi sembra un ragionamento logico e io sono d'accordo.
Silvana ex ex ex quel che c'era prima di Genny

Anonimo ha detto...

mi sembra una buona pista: quanto guadagna il titolare di un call center per ogni nostra attivazione? e quanto guadagnamo noi per ogni singola attivazione? si può fare questo calcolo elementare? Credo che ciascuno di noi possa saperlo in rapporto alla sua struttura. Subito dopo dobbiamo domandarci se la differenza e cioè quello che rimane in tasca al bravo imprenditore è frutto del suo sudatissimo lavoro quotidiano.
Grazie a chi vuole provarci.
T.da Iglesias

Anonimo ha detto...

io penso che ichino sia un pezzo di merda, vuole cancellare l'articolo 18!

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti e tutte!
Ho inviato al "manifesto sardo" questo articolo propro ieri sera. Dovrebbero pubblicarlo fra qualche giorno, volevo conoscere anche la vostra opinione, i vostri suggerimenti, le vostre critiche, prima di pubblicarlo anche su questo Blog.
Buonanotte.
Roberto


Telefoni senza Diritti.
Storie di ordinaria precarietà.
di Roberto Loddo

I lavoratori dei call center che prestano servizio nella struttura di una società hanno diritto ad un contratto di lavoro subordinato, dal momento che utilizzano materiale aziendale, e non possono essere considerati, dal datore, come lavoratori autonomi. Lo sottolinea la Corte di Cassazione con la sentenza 9812 della sezione lavoro, del 14 Aprile. Una buona notizia che non ha cambiato di una virgola il grande vuoto culturale e generalizzato dei precari telematici sulla questione della trasformazione dei contratti a progetto.

Dai piccoli imprenditori outbaund cagliaritani permane ancora oggi il terrore di applicare i contratti subordinati ai lavoratori telematici. L’estensione dei diritti porterebbe un repentino calo delle produzioni, facendo considerare al lavoratore solo i diritti e non i doveri.

In questo modo si genera un meccanismo perverso. Chi dirige l'azienda assume atteggiamenti autoritari, comincia a vedere l’operatore come un numero, conta i secondi che ci mette a fare le cose, inizia a rimproverarlo per qualsiasi cosa. Questi comportamenti non sfociano nel miglioramento della produzione. Ma portano solamente ad alimentare i comportamenti opportunisti, individualisti e egoistici degli operatori e delle operatrici.
(per esempio l'abuso della malattia )

Ci troviamo di fronte a comportamenti imprenditoriali emotivi privi di prospettiva. L’economia e la storia ci insegnano al contrario che, se il lavoratore, opera in un ambiente ed un contesto positivo, trasmette all’azienda stessa degli spunti positivi da spendere in competitività. Se tutte le operatrici e gli operatori trovassero soddisfazione e piacere nel lavoro svolto, porterebbero idee e miglioramento al contesto lavorativo in cui operano, facendo crescere, non solo l’azienda, ma anche il loro bagaglio di esperienze personali.

Marco, 29 anni operatore telefonico e redattore del Blog “Precarinlinea” ci racconta che le condizioni di vita lavorativa sono le stesse in quasi tutti i call center della realtà outbaund: orari sfasati, flessibilità a oltranza, pagamento a provvigioni e contratti a progetto.

Marco, perché migliaia di operatori in continuo aumento a Cagliari, ogni anno, non si autorganizzano e non si mobilitano contro questo sistema?

Nella maggior parte dei casi perché sperano di cambiare lavoro prima possibile. Avete mai provato a chiedere ad un operatore di call center che lavoro svolge? Se non vi conosce è probabile che non vi dirà la verità, vi risponderà con il lavoro che desidererebbe svolgere in futuro. Personalmente ritengo che realtà non sia quella descritta nel film di Virzì. Può essere anche divertente e piacevole lavorare in un call center. Questo lavoro, accompagnato da tutele adeguate, può alimentare i rapporti sociali e culturali di una persona, e può essere anche strumento di crescita individuale nel mercato del lavoro.

Diego, 26 anni, la mattina è uno studente. La sera si trasforma in un operatore telefonico, ma non ama evidenziare il suo lavoro, e pensa che mobilitarsi e rivendicare condizioni migliori significa accettare di far parte del sistema, e accettare che ll call center faccia parte della propria vita.
Identificarsi nel precariato sarebbe come ammettere al mondo la propria sconfitta sociale.

Diego, chi sono le persone che lavorano nei Call Center?
“Molti operatori telefonici sono diplomati, studenti universitari che lavorano per sopravvivere alla giungla delle tasse universitarie e delle case in affitto. Affianco alla studentessa, che vuole trovare a fine mese i soldi per andare a ballare in discoteca ogni fine settimana, trovi il laureato in economia o giurisprudenza tirocinante che non ha ancora trovato di meglio. Di fronte alla casalinga che lavora per arrotondare il proprio reddito, puoi ritrovare un imprenditore fallito e mangiato dai debiti, che lavora nel call center perché non riesce a mantenere la famiglia e pagare il mutuo della casa o l’assicurazione dell’auto”.

Marco, conclude la sua riflessione con un appello ai propri colleghi di lavoro, e a tutti gli operatori telematici. “Noi operatori siamo tutti uguali davanti alle cuffie e le cornette. Non esistono distinzioni di età, sesso, o appartenenza politica. Non dobbiamo farci prendere da visioni emotive, individualiste ed egoiste. Nel futuro dell'autbound, in assenza di tutele, tenderanno sempre più a dividerci. Da un lato gli operatori buoni e altamente produttivi, dall’altro lato, gli operatori cattivi e scarsi. Solidarietà e Uguaglianza ci devono tenere uniti”.

Anonimo ha detto...

mettetevi voi in proprio scoprirete un socio occulto, LO STATO quello ha la fetta + ampia di profitto!!! informatevi su come funzionano le tasse almeno avreste una visione + ampia! seghe!

Anonimo ha detto...

esagerato, ma tu sei un imprenditore?

Anonimo ha detto...

la volgarità non è mai una buona scelta per il dialogo se poi si sposa con l'ignoranza , bhe, allora..
Il socio occulto Stato tassa e riduce i profitti: il livello dei ricavi ( da cui poi traggo i profitti) però è dichiarato in proprio dall'imprenditore mentre per il lavoratore dipendente la tassazione( chiamala come vuoi) è decisa a monte e cioè quando ti pagano lo stipendio o il salario. Con una grande differenza che nel caso del lavoratore( peggio se del precario) c'è un'altra tassazione( o riduzione del suo guadagno) che opera direttamente ed a suo insindacabile giudizio il datore di lavoro, pagando perte in nero, obbligando allo straordinario e non remunerendolo, non riconoscendo le ferie, non applicando le maggiorazione per lavoro festivo, serale e notturno, non riconoscendo i compensi per i lavori a turno, etc. etc.-
Cerchiamo di capirci riferendo le cose come stanno e come sono e discutendo su come ciascuno di noi, giuste tutte le posizioni, vorrebbero che fossero; però non alteriamo la realtà e non nascondiamoci dietro le falsità aggravate da volgarità.
Ultima riflessione: ma se qualcuno ritiene che i datori di lavoro sono tartassati ed addiritura stanno peggio dei dipendentri ma allora perchè non smettono di fare gli imprenditori e si fanno assumere come dipendenti? E' ora si metterla con queste pagliacciate che stanno invadendo anche i giovani che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro! In italia se gli imprenditori e chi produce reddito pagasse onestamente tutte le tasse e riducesse in tal modo il livello dei propri profitti, la ricchezza nazionale sarebbe enorme e tutti staremo bene; leggete i dati della Banca d'Italia, della BCE, dell'Istat, delle Agenzie delle Entrate, delle relazioni semestrali della Guardia di Finanza, dei numerosissimi Osservatori Economici sulla congiuntura, etc.etc. ( tutto si trova, a volerlo trovare, su internet)per capire perchè siamo costantemente con il fiato sospeso e con milioni di precari e cioè i nuovi occupati virtuali, i disoccupati dell'era massima dei furbi e, haimè, degli ignoranti in buona ed in mala fede.
T.da Iglesias

Anonimo ha detto...

Brava T. un interverto correttssimo!

Anonimo ha detto...

non è corretto perchè è troppo generalizzato, i contributi per un cocopro e un contratto a tempo determinato variano del 2% x esempio, ma la differenza è che stabilizzando i numeri scendono ma lo stipendio deve uscire comunque!!
Sarebbe bello stabilizzare se ci fosse la garanzia da parte dell'operatore di avere sempre impegno costanza e contratti!!!

Anonimo ha detto...

...e dai che ci impegnamo, su, se ci stabilizzate vi facciamo il doppio dei contratti. Davvero.

Parola di Anonimo che fa un casino di contratti.

Anonimo ha detto...

domani 1 maggio festa del lavoro.
Quale festa? quale lavoro? ci stanno pigliando tutto, siamo schiavi, oramai tutto, tutto proprio tutto è oggetto di un vergognoso processo di revisione e di falsificazione. Qualcuno dice che ne vedremo delle belle, cambieranno i libri di storia, la cultura del Paese, lo sviluppo delle nostre comunità, la speranza dei prossimi dieci, venti anni. Non tarderanno a legiferare una repubblica presidenziale, a nominare Presidente a vita il Topo Gigio, a revisionare le norme fondamentali del nostro ordinamento giuridico, a cambiare la Costituzione. Cosa sarà domani se oggi hanno già iniziato a vietare anche i semplici canti che richiamano la Resistenza e la battaglia contro il nazismo ed il fascismo. La televisione parla oramai a più voci del bisogno di pacificazione e cioè del fatto che partigiani e fascismo sono la stessa cosa e che oramai è bene rivalutare la memoria dei giovani fascisti di Salò, anzi che i veri martiri erano quelli. Direte, ma cosa c'entra questo con noi precari? E' così difficile capire che questo potere ha bisogno di suporti politici di destra? Il precariato non è altro che la faccia perbenista del capitale, la fregatura delle fregature delle legittime aspettative di lavoro delle giovani generazioni, la prova di come le classi dominanti intendono definire le questioni dello sviluppo e della crescita sociale ed occupativa di milioni di ragazzi e ragazze , la programmazione scientifica del nuovo proletariato intelletuale in un'economia post-industriale dove il sistema dei servizi alla new economy raccoglie i diseredati-disoccupati intorno a salari-mancia ed i pochi privilegiati a dividersi ricchi e lauti profitti: la globalizzazione della ricchezza per gli eletti e della povertà per le masse.Per ottenere questi risultati il potere ha bisogno degli utili idioti della politica e dei "mediatori del consenso" che "democraticamente" conquistano simpatie e consensi verso un disimpegno generalizzato , utilizzando tutti i sistemi possibili contro politiche di aggregazione e di presa di coscienza della propria collocazione sociale. Da qui il blocco connivenza tra moderatismo e forze di destra, la nascita della nuova destra " benevola" dal viso simpatico e dai modi accattivanti che nasconde la vera natura degli interessi economici e di potere.
Bella festa del lavoro.

Anonimo ha detto...

Ho letto il commento di Salvatore Casula,io ho fiducia nei creatori di questo blog.
Sono andata a cercare il commento di cui faceva menzione.
Tornando qua poi non ho trovato più il commento del Casula,e successivamente è sparito anche quello del Loddo incriminato.
Siete una vergogna.
Ricorrete alla censura su commenti per cui non vi è bisogno.
Siete indegni di avere un blog.
Aspetto vostre spiegazioni!!

Anonimo ha detto...

Allora è sparito! e io che credevo di non trovarlo più... sinceramente non ho trovato nulla di offensivo in quel commento solo una rimostranza legittima. addirittura censurarlo mi sembra esagerato!
Dove siete Marco e Roberto? vi nascondete?

Unknown ha detto...

Il mio nome è Salvatore Casula. Sono un vostro semplice ma assiduo lettore e vi faccio anche i complimenti per il lavoro svolto fino ad ora.Ottimi articoli e ottime tematiche.
Permettetemi però un piccolo appunto:
Da poco tempo sto seguendo anche un altro sito dove collabora il sig Roberto Loddo e cioè www.manifestosardo.org. Leggendo l'ultima frase di un suo articolo e cioè "Telefonisti. Storie di ordinaria precarietà" ,che troverete al link "http://www.manifestosardo.org/?p=543" , di cui fate anche accenno anche in questo sito, ho avuto come un deja vu. Quella frase l'avevo già letta da qualche parte. Ed ecco appunto che verificando ho scoperto che in data 16 aprile proprio su questo sito, nei commenti all'intervista alla ex titolare della genny service il sig R.L. ha lanciato il seguente appello : "Un invito.Noi operatori siamo tutti uguali davanti alle cuffie e le cornette. Non dobbiamo farci prendere da visioni emotive o medioevali come queste, che in assenza di tutele, tenderanno sempre più a dividerci nel futuro dell'autbound, in operatori buoni e cattivi, operatori scarsi e altamente produttivi.Solidarietà e Uguaglianza ci devono tenere uniti".
Questa frase è stata attribuita nell'articolo "Telefonisti. Storie di ordinaria precarietà" a tale Marco, presumo Maffei a questo punto(forse suo complice?).
Sig Roberto Loddo, mi rivolgo direttamente a lei, dato che sicuramente leggerà quanto ho appena scritto, le dico sinceramente che non è bello che un mezzo di informazione senza fini di lucro come il vostro debba inventarsi scoop o false interviste. Un pò di rigore professionale non le farebbe certo male. Si assuma le sue responsabilità e faccia pubblica ammenda per la sua poca professionalità e per il gesto quanto meno meschino.
Un sito come il suo, che si pone come obbiettivo quello di abbattere il muro del precariato, che dovrebbe essere un punto di riferimento per le migliglia di ragazzi in una difficile situazione come quella dei call center, è guidato da una persona che, a quanto pare, pur di scrivere qualcosa è disposta a "intervistare le mosche" e chissà cos'altro. Tra l'altro in entrambi gli articoli lei ha scritto autbound. Si scrive, ma lei lo saprà benissimo, outbound. Almeno avrebbe potuto prendersi la briga di correggere l'errore. O forse si sarebbe stancato troppo?
La strada nella quale state indirizzando il vostro precarinlinea è inconcludente. Cambiate rotta o presto di questo vostro progetto non rimarrà che il ricordo.

La saluto Roberto.

Roberto io la voglio avvisare che se mi dovesse censurare un altra volta scriverò direttamente a manifesto le mie rimostranze, dove sono sicuro che lei non ha nessun potere di censura.
Pensavo di farle un favore scrivendole direttamente nel suo sito ma evidentemente l'ho sopravvalutata molto come persona. Ho notato tra le altre cose che si è anche auto-censurato eliminando il commento incriminato del 16 aprile.
Proprio bravi voi di precarinlinea.

Se eventualmente vuole replicarmi in privato lascio la mia mail a sua disposizione: sa.casula@gmail.com.

Precari in Linea ha detto...

Carissimo Salvatore,
lei hai ragione, non era nostra intenzione deluderla, e per questo le chiediamo scusa, a lei e a tutti i lettori del Blog. spero che ci continui a leggere. Apparte gli errori abbastanza gravi di ortografia riferibili all'Autbaud/Outbaund, la frase finale dell'articolo sul Manifesto Sardo è riferibile solo ed escusivamente al pensiero di Marco in merito alla questione della ex genny service.

All'interno della conclusione di un mio commento precedente sulla situazione della ex Genny Service,ho voluto riportarla poichè semplicemente mi piaceva e la condividevo. Non è nostra abitudine inventare false interviste.

Condivido il suo invito a prestare piu' attenzione e rigore professionale nel lavoro che stiamo seguendo.

Forse ha ragione lei, la strada che stiamo seguendo è inconcludente, infatti le chiediamo di risponderci al piu presto, con dei suggerimenti, dei consigli, e se preferisce anche delle critiche.

Salvatore Casula, lettore deluso. ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Proposte contro la Precariatà":
Il mio nome è Salvatore Casula. Sono un vostro semplice ma assiduo lettore e vi faccio anche i complimenti per il lavoro svolto fino ad ora.Ottimi articoli e ottime tematiche.
Permettetemi però un piccolo appunto:
Da poco tempo sto seguendo anche un altro sito dove collabora il sig Roberto Loddo e cioè www.manifestosardo.org. Leggendo l'ultima frase di un suo articolo e cioè "Telefonisti. Storie di ordinaria precarietà" ,che troverete al link "http://www.manifestosardo.org/?p=543" , di cui fate anche accenno anche in questo sito, ho avuto come un deja vu. Quella frase l'avevo già letta da qualche parte. Ed ecco appunto che verificando ho scoperto che in data 16 aprile proprio su questo sito, nei commenti all'intervista alla ex titolare della genny service il sig R.L. ha lanciato il seguente appello : "Un invito.Noi operatori siamo tutti uguali davanti alle cuffie e le cornette. Non dobbiamo farci prendere da visioni emotive o medioevali come queste, che in assenza di tutele, tenderanno sempre più a dividerci nel futuro dell'autbound, in operatori buoni e cattivi, operatori scarsi e altamente produttivi.Solidarietà e Uguaglianza ci devono tenere uniti".
Questa frase è stata attribuita nell'articolo "Telefonisti. Storie di ordinaria precarietà" a tale Marco, presumo Maffei a questo punto(forse suo complice?).
Sig Roberto Loddo, mi rivolgo direttamente a lei, dato che sicuramente leggerà quanto ho appena scritto, le dico sinceramente che non è bello che un mezzo di informazione senza fini di lucro come il vostro debba inventarsi scoop o false interviste. Un pò di rigore professionale non le farebbe certo male. Si assuma le sue responsabilità e faccia pubblica ammenda per la sua poca professionalità e per il gesto quanto meno meschino.
Un sito come il suo, che si pone come obbiettivo quello di abbattere il muro del precariato, che dovrebbe essere un punto di riferimento per le migliglia di ragazzi in una difficile situazione come quella dei call center, è guidato da una persona che, a quanto pare, pur di scrivere qualcosa è disposta a "intervistare le mosche" e chissà cos'altro. Tra l'altro in entrambi gli articoli lei ha scritto autbound. Si scrive, ma lei lo saprà benissimo, outbound. Almeno avrebbe potuto prendersi la briga di correggere l'errore. O forse si sarebbe stancato troppo?
La strada nella quale state indirizzando il vostro precarinlinea è inconcludente. Cambiate rotta o presto di questo vostro progetto non rimarrà che il ricordo.
La saluto Roberto.

Precari in Linea ha detto...

Nessuna censura. semplicemente abbiamo inserito il commento sotto la replica.

non esageriamo

Unknown ha detto...

Gentile Roberto, mi permetta di non crederle.
Se non voleva censurami qual'è il motivo per cui magicamente il mio commento è sparito? Sinceramente è la prima volta che vedo un commento cancellato e postato nel commento dove vi è la replica, per caso qualche problema tecnico?
E se non era sua intenzione insabbiare tutta la faccenda qual'è la spiegazione per cui il suo commento del 16 aprile è magicamente sparito ma non ancora magicamente ricomparso?
Ma non è che nel momento stesso in cui ha letto il mio commento ha avuto un piccolo attacco di panico che l'ha portata "alla censura" del mio scritto? Poi magari riacquistata la ragione ha capito che fare così non l'avrebbe portata a nulla. Probabilmente anche perchè il mio commento ormai aveva avuto dei lettori che, diciamo così, l'hanno aiutata nel riacquistare un poco di quella dignità perduta. Mi sembra più plausibile questa versione dei fatti che non la sua.
In secondo luogo Roberto io non le ho fatto notare l'orrore ortografico commesso per correggerla, le ripeto, io sono sicuro al 100% che le sappia come si scrive outbuond, e che quindi quello era un errore di battitura, era per farle notare che si capiva che aveva fatto un puro, semplice e misero "copia incolla". Questo era il motivo, non aveva capito?

Detto questo, lungi da me mettervi ulteriormente in difficoltà.

Un saluto a entrambi e un augurio di buona fortuna.

Anonimo ha detto...

Kari lettori,prima di pubblikare la mia versione dei fatti sulla Genny,ho fatto leggere il tutto a Roberto.
Alla fine veniva riportata kuesta frase,ke è in sostanza kuello per kui io mi batto,il mio pensiero:
"---Quando entro nel callcenter io e il mio collega diveniamo uguali.
A prescindere dal sesso,religione,sindacato,partito politico,etnia e chi più ne ha più ne metta…. Io seduto fianco a lui condivido la sua stessa realtà.
Dobbiamo cercare di unirci,raggiungere un obbiettivo comune,perché in quelle manciate di ore quotidiane,niente ci differenzia tranne il nostro aspetto.
Uniti siamo una realtà,e possiamo migliorare le cose."-
Frase ke a Roberto deve essere piaciuta,l’ha fatto sua modifikandola e arrikendola kon esempi ke rikordano il periodo passato alla Genny
Io e Roberto abbiamo iniziato un kammino insieme,è normale kondividere alkuni pensieri ,è ankora più normale ke sti pensieri,se sono konkordanti,magari vengano fatti propri anke se propri non sono.
A me non importa se Roby ha utilizzato una mia frase in un suo kommento,soprattutto se poi sono riuscito a trasmettere un mio ideale ad un'altra persona.
Ringrazio infine lo zelo del Casula. Legge più lui il blog di me.
Propongo di farti lettore del mese,e ti invito alla giornata ke faremo kuesta estate.
Ti offrirò personalmente una birra,sperando di brindare al tuo kontratto,spero sia,per te,indeterminato.
Saluti a tutti,ma kome detto prima in particolar modo al Kasula.
Marko Maffei
P.S.
Kasula,se ci sono orrori ortografici skusami.

Precari in Linea ha detto...

Vi segnaliamo un articolo apparso su Liberazione del 1 Maggio.


Quello che sappiamo e quello che non sappiamo del lavoro precario

di Cristina Tajani

Dell'aritmetica del lavoro precario ormai siamo in grado di dire molto grazie alle indagini periodiche Istat-Eurostat e al recente panel Isfol (Indagine Plus) che fa il punto anche sulle transizioni tra lavoro precario e lavoro stabile sulla base di un campione di 24.000 interviste. Un supplemento d'indagine, invece, andrebbe svolto sulla dimensione soggettiva della condizione precaria e sull'orizzonte di senso, spesso individuale, a volte collettivo, che tanti giovani precari provano comunque ad offrirsi (lo diceva bene Lea Melandri qualche giorno fa su questo giornale) perché a 20 o 30 anni la rappresentazione "in negativo" (negazione di diritti, negazione di reddito, negazione di prospettiva) della propria condizione non può bastare a "riconoscersi". Ed allora se non è l'azione collettiva, se non è la politica a indicare una via praticabile di fuoriuscita allora ben venga il Grande Fratello o l'aspirazione ad un riscatto individuale, qualunque esso sia.

Sappiamo da tempo che giovani e donne, soprattutto se residenti nel Mezzogiorno, si concentrano maggiormente nella quota di occupazione precaria che l'Isfol stima essere tra il 13,5 ed il 17,5 del totale (dai 3 ai 5 milioni di persone circa).
Secondo l'Istat nel 2006 la durata dei contratti degli occupati temporanei si attestava sui 12,8 mesi, con una differenza di genere che vede i contratti degli uomini mediamente più lunghi di un mese rispetto a quelli delle donne. Ben il 37 per cento dei lavoratori temporanei ha un contratto pari o inferiore ai sei mesi e solamente il 19,6 per cento può contare su un contratto di durata superiore ai due anni. I contratti più brevi sono presenti sia in settori tradizionalmente caratterizzati dalla presenza di lavoro stagionale sia in altri settori quali l’industria della trasformazione (41,4 per cento) e il settore trasporti e comunicazioni (44,8 per cento).

Se si guarda all’orario di lavoro, in una settimana media le ore lavorate dagli occupati temporanei sono 33 contro le 38,4 degli occupati permanenti. La differenziazione di genere evidenzia un numero medio di ore lavorate dalle donne (29,7) più basso di quello riferito agli uomini (36,4). Le quote più basse di ore lavorate si riscontrano tra le donne con età compresa tra i 30 e i 49 anni (circa 28 ore in media a settimana con la conseguente decurtazione di reddito).

Con riferimento all’età dei lavoratori, la maggiore incidenza di lavoratori temporanei (27,6 per cento di occupati) si registra tra i giovani di 15-29 anni mentre tra i 30 e i 39 anni si riscontrano circa 800 mila persone in tale condizione. Un’analoga consistenza numerica riguarda gli occupati di oltre i 40 anni. Nel complesso, i temporanei oltre i 30 anni rappresentano circa il 60 per cento del totale dei lavoratori con contratto a termine. Tra i giovani le forme di flessibilità contrattuale sono associate a condizioni di precarietà specialmente quando i livelli di scolarità sono bassi e il sostegno familiare insufficiente: oltre il 40 per cento dei giovani con contratto a termine, co.co.co o prestatori occasionali vive in famiglie dove nessun altro membro è occupato oppure, se occupato, ha un contratto a termine o di basso livello. Di questi solo il 13 per cento ha una laurea. Tra i giovani con occupazione a termine coesistono, secondo quanto riferito dall'Istat in una recente audizione parlamentare del presidente Biggieri, due tipologie differenti: quelli con alti livelli di capitale umano individuale e/o familiare (con potenzialità occupazionali e tutele maggiori per il futuro) e quelli che hanno livelli di istruzione ed esperienza lavorativa meno spendibili sul mercato.
Per quanto riguarda le transizioni, di recente l'Isfol (Panel Plus) ha stimato che in 12 mesi (tra la metà del 2005 e la metà del 2006) il 58 % degli atipici è permasto nella condizione di atipico e solo il 42% è transitato verso un lavoro stabile. Anche in riferimento all'incidenza della condizione di atipicità sul reddito atteso disponiamo, ormai, di varie stime: secondo l'Istat, a parità di altre condizioni, un lavoratore atipico ha un reddito atteso di circa il 15% inferiore rispetto ad un collega "stabile".

Sarebbe utile, però, non interpretare questi dati come un "identikit" del lavoratore precario. Nella costruzione del discorso politico sarebbe al contrario consigliabile il dismettere ogni rappresentazione “esemplare” della precarietà, per differenziare e nominare fenomeni spesso distanti e migliorare la "diagnostica" rispetto al modo in cui la condizione di precarietà viene gestita, alle strategie individuali e collettive messe in atto, agli atteggiamenti rispetto al lavoro. Le strategie di vita e di relazione di una parte consistente della generazione flessibile sono sì determinate dalla condizione di instabilità lavorativa, ma pure esse si danno, esprimono dei significati, delle opzioni, e meritano, probabilmente, di essere considerate nella "politicità" che esprimono.

info:
http://www.liberazione.it/
http://www.cristinatajani.it/

Precari in Linea ha detto...

Abbiamo inserito un nuovo sondaggio!
Ispirati dal Blog Equilibrioprecario, che ha inserito le stesse domande, vorremmo capire anche noi operatori telematici, in che giungla di contratti viviamo.

Potete aggiungere altre domande al sondaggio sui contratti, proporre altri sondaggi futuri, inserendo un commento quà sotto.

Roberto
Non perdiamoci di vista! Mettiamoci in rete!

Anonimo ha detto...

aleva ed ichino, ora con i fasci al governo ci daranno il resto.
gino ex Monreale

Anonimo ha detto...

Ichino, ma sei scoppiato perso? tante grazie per aver ispirato quel nano isterico e kagoso di renato brunetta.

Anonimo ha detto...

Ciao amici precari dei call center,

Sono Renato Brunetta, 57 anni, economista, professore universitario, Vice Coordinatore Nazionale di Forza Italia con delega per l'Europa, responsabile del programma del partito, attivo da sempre nelle battaglie riformiste.

voglio stabilire un filo diretto con chi, lettori ed elettori, vuole contribuire alla battaglia per la modernizzazione del Paese.

Anonimo ha detto...

il filo che ti posso passare è quello a 380 volt.
Ma perchè non ti fai un giro in.."europa", invece di.... ù§*à#ç

Anonimo ha detto...

a Monreale tutti truffaldini!

Anonimo ha detto...

che tristezza questo blog, non scrive nessuno x settimane!

daniela ha detto...

salve,
io lavoro per il call center di trenitalia, non sono ovviamente dipendente di trenitalia ma di una società in subappalto in quanto l'appalto è stato dato da trenitalia a TSF tele sistemi ferroviari che a sua volta ha appaltato il call center l'892021 ad altre società.
Non sto qui a raccontarvi gli abusi, e la mancanza di diritti che regna nel luogo dove lavoro nonostante io lavori per trenitalia una società a partecipazione statale.
Vorrei solo esprimere un mio parere sull'argomento e credo che la chiave di volta di tutto è riconoscere finalmente una professionalità dell'operatore di call center.un riconoscimento di diritto un proprio contratto e i vari livelli di specializzazione, da me ad esempio ci sono operatori call center che parlano più di 5 lingue e svolgono il servizio internazionale e vengono retribuiti allo stesso modo di un operatore che svolge da una settimana lo stesso servizio solo x le chiamate nazionali.
solo se ci fosse questo riconoscimento dei lavoratori che fanno questo tipo di professione,perchè è una professione a tutti gli effetti,altrimenti non si va da nessuna parte resteremo sempre in balia dei vari governi che man mano che si susseguono..chi ci riconosce come lavoratori chi invece pensa che siamo solo carne da macello.
saluti..a tutti..e coraggio..il rispetto di se stessi è la prima cosa..
daniela