domenica 16 settembre 2012
domenica 19 agosto 2012
Alla Energit di Cagliari a rischio 63 lavoratori
sabato 7 luglio 2012
Le radici ad abbracciare
Nel parco assolato di Simaxis, decine di bambini festanti con il viso colorato hanno accompagnato la giornata di Domenica 24 Giugno “Eco-scambi e Transumanze sul Tirso”. Una giornata di festa fatta di dibattiti, laboratori e giochi in piazza, nel parco e nelle strade del paese. Dal mattino fino al tramonto. L’evento, organizzato dalla cooperativa sociale “Sinnos” – Spazio Abbamama ha avuto come tema centrale “il cibo che cura la Terra” ed ha unito in questo progetto diverse realtà sociali e culturali, insieme ai giovani dei paesi della zona del parco fluviale del Fiume Tirso. Una giornata interamente dedicata ai bambini, alle loro famiglie, e a tutti i soggetti che in Sardegna portano avanti buone pratiche di green economy e sostenibilità. Compresi i consumatori. L’ampia partecipazione alla mostra mercato e a tutte le iniziative della giornata ha dimostrato ciò che la cooperativa Sinnos (segni) sostiene dal 2008, anno della sua fondazione:“la dimensione di piccolo centro rurale conserva e permetta ancora la ricchezza di relazioni tra le persone, le generazioni, l’ambiente e la memoria”.
Purtroppo questo futuro non è ancora cominciato. Oggi spendiamo di più per telefonare a casa e per dire “arrivo, butta la pasta” che per il costo della pasta stessa. Parcheggiare una notte in un qualsiasi aeroporto costa quanto 40 chili di pasta. Un quantitativo così elevato che potrebbe sfamare 400 persone. Questi esempi banali evidenziano il legame molto stretto tra la mercificazione in atto nella nostra realtà quotidiana e la destrutturazione dei diritti delle persone. Esempi banali di una società fondata sui privilegi, sugli sprechi e sulle diseguaglianze.
Anche a Cagliari c’è chi non vuole essere complice di un sistema che impoverisce tanti e arricchisce pochi. In queste ore è partito un appello online, promosso dalla Ong sarda AseCon (amici senza confini) in collaborazione con l’Asarp (associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica) e la cooperativa sociale “Il Giardino di Clara”.
Ogni artigiano e artista potrà portare il proprio banchetto, stand o laboratorio, oppure potrà dare semplicemente una mano d’aiuto all’organizzazione e alla gestione dell’evento. AertEco sarà fondato sulla partecipazione e la condivisione dal basso e si svolgerà a Cagliari nella sala polifunzionale del Parco di Monteclaro dalle dalle 19.00 alle 23.00. Sei giornate che potrebbero concretizzarsi nella creazione di un mercato permanente dell’arte del riciclo e degli eco-scambi: il 18, 19, 24, 25, 30 e 31 Luglio 2012. Oltre alla mostra mercato, questo luogo ospiterà momenti di confronto, educazione e sensibilizzazione sulle opportunità dell’alimentazione naturale e locale, sulle prospettive della bio-edilizia, sulle energie rinnovabili e sulla valorizzazione della cultura e dei saperi locali. Quando i rami si seccano, le radici si abbracciano.
martedì 19 giugno 2012
Tutele e contratti atipici
Lavoravamo con dignità e serietà, poi improvvisamente arriva dal nulla una fantomatica proprietà di cui molti avranno di certo sentito parlare: I Liori.
Questi signori iniziano a non pagare più i nostri stipendi, i contributi, l’affitto dello stabile, le bollette, fino a che ci siamo ritrovati senza un lavoro, senza una sede in cui lavorare e senza più un futuro. Questi signori rubano i nostri soldi e umiliano il nostro lavoro e dopo aver raso al suolo tutto si volatilizzano. Eppure avevamo tutti un contratto a tempo indeterminato. L’epilogo per la maggior parte di noi è stato positivo.
Siamo stati riassorbiti dal call center Comdata. Oggi abbiamo finalmente un lavoro dopo quasi un anno di lotte, occupazioni, manifestazioni, appelli alle istituzioni. Se qualcuno mi chiedesse se sono serena con il mio contratto a tempo indeterminato risponderei di no. Le aziende oggi, soprattutto i call center e soprattutto in Sardegna, non consentono ai lavoratori di poter vivere e lavorare serenamente e tranquillamente.
C’è il pericolo della delocalizzazione, perché il lavoro in paesi come la Romania costa molto meno del nostro e permette un risparmio non da poco; c’è poi il rischio costante che i volumi di attività diminuiscano: noi lavoriamo 2 commesse per Telecom ed Enel e viviamo nel costante terrore che i committenti possano decidere di toglierci il lavoro per mille ragioni: non siamo competitivi, non raggiungiamo gli obiettivi, costiamo troppo, ormai lavoriamo da troppi anni e non produciamo più come una persona appena assunta, siamo rami secchi da estirpare insomma.
Quindi cosa fare per poter stare sul mercato? La risposta è la totale e assoluta flessibilità. Flessibilità significa che nell’azienda per cui lavoro possiamo avere solo una settimana di turni pubblicati perché così riusciamo a evadere meglio la curva di traffico delle chiamate; vuol dire non sapere quando potremo andare in ferie estive perché d’estate c’è sempre più lavoro e bisogna venire a lavorare; significa vederci in ferie forzate a maggio perché c’e meno lavoro e quindi bisogna stare a casa perché altrimenti siamo un costo eccessivo; significa che veniamo mandati a casa quando non ci sono chiamate, scalandoci quelle ore dalle ferie e dai permessi o che veniamo chiamati a casa alle dieci di notte per venire a lavoro il giorno dopo in straordinario se ci sono troppe chiamate. Flessibilità vuol dire che non esistono contratti full time da noi perché un lavoratore part time è evidentemente più flessibile a coprire le fasce orarie critiche. Lo stipendio medio di un lavoratore che ha un contratto a 20 ore è di 500 euro, un lavoratore a 30 ore ha una busta paga di 800 euro, per darvi idea dei nostri stipendi. Il precariato non è solo una condizione lavorativa nel quale la persona è privata della sua sicurezza economica, ma è anche uno stato psicologico in cui il fatto di non intravedere un futuro determina un’angoscia profonda.
L’Eurodap (associazione europea disturbi attacchi di panico) scrive:
“Su 300 persone tra i 25 e i 55 anni, il 70% ha dichiarato di trovare proprio sul posto di lavoro la maggiore fonte di stress. Di questi, il 60% teme i colleghi mentre il 40% si dice completamente assoggettato al capo per paura di essere licenziato. L’aria che si respira in ogni luogo di lavoro è totalmente artefatta e altamente conflittuale. La paura di perdere il posto dà luogo a dinamiche fortemente competitive, con richieste di prestazioni dei dipendenti da parte dei datori di lavoro che difficilmente possono essere disattese dai lavoratori, terrorizzati di perdere la loro fonte di sopravvivenza”.
I giovani hanno bisogno di essere tutelati, di essere protetti, hanno bisogno di avere certezze sul loro futuro, non hanno bisogno della miriade di contratti atipici che non sono stati minimamente rivisti in questa manovra, non hanno bisogno della revisione dell’articolo 18.
I giovani hanno bisogno di lavoro, di uguaglianza e di equità. Hanno bisogno di una società che abbia voglia di sfidarsi e di investire sui giovani, hanno bisogno di sentirsi parte integrante e attiva di questa società perché un paese che non pensa ai giovani è un paese senza futuro e senza bellezza.
Chiudo con qualche riga di una testimonianza scritta da una mia collega in occasione di un convegno.
“Mi chiamo Giulia, ho 32 anni, una laurea in Scienze Politiche, un master in marketing e comunicazione, e lavoro in un call center. Come tutti i ragazzi cresciuti su quest’isola, ho sempre avuto il bisogno di andarmene. E così, dopo qualche mese ho avuto la mia grande occasione.
Una piccola azienda del settore moda del capoluogo emiliano mi ha dato la possibilità di misurarmi a livello professionale. Sono entrata con uno stage, pagato, ma con le migliori prospettive di un lavoro stabile. Poi per motivi vari ho abbandonato tutto quello che avevo e sono tornata in Sardegna.
Ero convinta che, con la mia esperienza e le mie capacità, sarei riuscita anche qui a costruire un qualcosa. E invece, a due anni dal mio ritorno in patria, le cose sono diverse. E’ da più di un anno, infatti, che sono operatrice telefonica – assistenza clienti. Eppure io ho nella mia vita dei ricordi ben diversi.
I miei genitori, paradosso del destino, facevano esattamente il mio stesso lavoro. Avevano due signori stipendi però con cui hanno fatto crescere, e bene, due figlie. Ci hanno coccolate e viziate. I miei genitori non hanno studiato, ma hanno fatto studiare noi. In fondo nei miei libri di economia c’era scritto che lo studio, in termini finanziari, va visto come un investimento. Posticipi l’ingresso nel mondo del lavoro, ci spendi su dei soldi, ma poi quei sacrifici sono ripagati in seguito da un lavoro meglio retribuito e da una crescita nella scala sociale. Forse è stata questa la vera favola dei nostri anni.
La vera favola è stata quella di prometterci un futuro. E sicuramente l’idea di un lavoro redditizio. I soldi non fanno la felicità, ma l’aiutano parecchio.
E nei miei sogni di bambina c’era la casa che desideravo. La vita che desideravo. E avrei voluto dare a Cagliari tutto l’amore di cui sono capace.
Sono orgogliosa di essere sarda, ma vorrei non dovermi lamentare della vita che mi costringe a fare. Vorrei mi desse l’occasione di decidere per il mio futuro. Di decidere se mettere su famiglia o di andare a vivere in una grande casa tutta sola. Vorrei fosse fiera di avere me a lavorare qui e non in qualche azienda all’estero. Vorrei che nelle pagine del più famoso quotidiano regionale ci fosse lo spazio per raccontare le storie virtuose di chi ce l’ha fatta qui. E non in qualche angolo sperduto del mondo. Vorrei ci fosse più meritocrazia. Ma soprattutto vorrei ci fosse da parte nostra più coraggio, di restare.
E non per diventare i migliori fra i mediocri, come mi è stato detto, ma perchè ci vuole molto più coraggio per tornare e restare che per partire. Perchè questa è la mia terra e io ancora ci credo”.
Il caso di Sonia Topazio I precari cedono al moralismo
Il caso di Sonia Topazio
I precari cedono al moralismo
domenica 17 giugno 2012
Peste li colga
Trent’anni di politiche liberiste mescolate al neocolonialismo dei piani di rinascita, hanno prodotto solo la totale libertà di movimento dei capitali e la completa deregolazione dei mercati finanziari. Hanno cancellato le nostre diffuse culture pastorali e contadine e ci hanno abbandonati a una condizione di progressivo sottosviluppo rispetto alle altre regioni italiane. Non ci può bastare l’erogazione di un sussidio. Come non ci possiamo limitare all’attuazione di un nuovo piano regionale delle politiche attive del lavoro. Le grida degli operai dell’Eurallumina e dei lavoratori dei call center sotto la Regione, rivendicavano una via d’uscita credibile dalla marea di disperazione ed emarginazione. Una via d’uscita che può essere determinata solo da un cambiamento radicale di rotta.
E’ necessario costruire dal basso, dai conflitti sociali esistenti, un senso comune della crisi, per evidenziare le disuguaglienze e individuare le responsabilità di chi ha prodotto questa crisi. Responsabilità che vanno fatte pagare. Senza sconti.
giovedì 25 agosto 2011
CGIL: 6 settembre Sciopero Generale "un'altra manovra è possibile".
Sciopero Generale |
Cento manifestazioni territoriali accompagneranno le 8 ore di astensione dal lavoro. Il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ha presentato oggi nel corso del presidio davanti al Senato la 'contromanovra' elaborata dalla Confederazione, proposte alternative per contrastare la crisi che tengono conto dell'equità e della crescita
» VIDEO: Intervista Susanna Camusso su CGILtv » AUDIO: Conferenza stampa Susanna Camusso » La contromanovra della CGIL, le proposte alternative per contrastare la crisi » Le Schede » Il manifesto dello sciopero |
24/08/2011 Condividi su: Uno Sciopero Generale, quello proclamato dalla CGIL per mercoledì 6 settembre, che si rende necessario per cambiare il forte segno di iniquità della manovra del 13 agosto, che da ieri è all'esame della Commissione bilancio del Senato. La decisione della Confederazione di lanciare lo Sciopero Generale, come spiegato da Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL, oggi in presidio davanti a Palazzo Madama, insieme ad una numerosa delegazione del sindacato di Corso d'Italia, si è resa necessaria di fronte una manovra “bugiarda”, che non “permetterà al Paese di raggiungere gli obiettivi dichiarati per i pareggi di bilancio, perchè profondamente depressiva”. “Sappiamo benissimo - prosegue Camusso - che stiamo chiedendo un sacrificio straordinario ai lavoratori, ma un sacrificio straordinario va chiesto di fronte ad una situazione straordinaria, e lo chiediamo oggi per non avere una condizione sbagliata domani”. Cento manifestazioni territoriali accompagneranno lo Sciopero Generale del 6 settembre che sarà di 8 ore per ogni turno di lavoro. Una grande mobilitazione per chiedere l'immediato ritiro di una manovra che “non favorisce la crescita e fa pagare solo ai contribuenti onesti” e per sostenere delle proposte alternative di contrasto alla crisi, come quelle presentate oggi dalla CGIL nel corso della conferenza stampa davanti al Senato, perchè “un'altra manovra è possibile”. La 'contromanovra' elaborata dalla Confederazione, come spiega Camusso ai microfoni della CGILtv “vuole tener conto dell'equità e della giustizia fiscale e indica dove trovare le risorse utili, costruendo contemporaneamente risposte per la crescita a partire dall'occupazione giovanile”. La CGIL accusa il Governo di aver varato una manovra che aumenta le tasse, soprattutto sui redditi da lavoro dipendenti e da pensione, sui redditi medio bassi e sui contribuenti onesti, per questo propone una maggior equità attraverso la tassazione dei redditi diversi quelli 'fissi' a cominciare dai grandi patrimoni e da una vera lotta all'evasione fiscale e contributiva. In particolare, nella 'contromanovra' la CGIL rivendica un'imposta ordinaria sulle grandi ricchezze, con un'aliquota progressiva solo sulla quota che eccede gli 800mila euro; un'imposta straordinaria sui grandi immobili, il cui valore netto superi la soglia degli 800mila euro; un 'contributo di solidarietà' su tutti i redditi; l'aumento della tassa di successione per incentivare l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Inoltre, la CGIL vuole contrastare il carattere depressivo del decreto e propone un fondo per la crescita e l'innovazione da destinare ad un piano energentico nazionale, a politiche di green economy, alla ricerca e allo sviluppo e ad una seria politica industriale per il Mezzogiorno. Come più volte ribadito dalla leader della CGIL, il Consiglio dei ministri ha varato una manovra “bugiarda” perchè “dice di tagliare i costi della politica, ma in realtà fa solo demagogia, riducendo gli spazi di democrazia, con i tagli agli enti locali, senza intervenire sulle risorse nazionali”, per questo è importante, ribadisce la CGIL nella sua 'contromanovra', “il taglio lineare ed immediato di tutti i vitalizi di politici e amministratori pubblici”. Minacciata dalla manovra anche la “natura e l'identità del nostro Paese” avverte Camusso, è un provvedimento, spiega, “che senza dirlo introduce la norma di licenziamento senza giusta causa, interferendo nella libertà di contrattazione dei sindacati” e “tenta di cancellare le festività del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno. Si vuole cambiare la sua storia e le sue gloriose radici che risiedono nella Liberazione e nella costituzione della Repubblica”. A questo proposito il Segretario Generale ha ricordato la petizione popolare che la CGIL ha promosso per preservare la memoria e l'identità dell'Italia, che ad oggi ha raccolto quasi 30mila firme. Con lo Sciopero Generale del 6 settembre la CGIL vuole sostenere tutto questo e quindi più crescita, più occupazione e più sviluppo. |
Manovra: CGIL, al via petizione per salvare feste civili.
Petizione popolare |
Manovra: CGIL, al via petizione per salvare feste civili |
La norma va cancellata per preservare memoria e identità paese. Le Feste della liberazione, del Lavoro e della Repubblica stanno bene dove sono. Nessuno cambi data a giornate che parlano all'identità ed ai valori laici del nostro Paese. La proposta del Governo, contenuta nel Decreto Legge 138, è sbagliata e discriminatoria. Firma e fai firmare la nostra Petizione |
24/08/2011 Condividi su: Clicca qui per firmare la petizione Spostare o accorpare alla domenica le festività civili e laiche “colpisce l'identità e la storia del nostro Paese, ne indebolisce la memoria e rappresenta un grave limite per il futuro”, producendo per altro un “irrisorio beneficio economico”. Per cancellare questa scelta contenuta nella manovra la CGIL lancia oggi una petizione per salvaguardare le tre ricorrenze in discussione - il giorno della Liberazione, quello del lavoro e quello della Repubblica - che si potrà firmare sul sito della CGIL www.cgil.it o direttamente presso le Camere del lavoro sul territorio. La segreteria nazionale della CGIL in una nota sottolinea, infatti, come “in un provvedimento iniquo, e che noi contrastiamo con forza, si colloca così anche una norma che colpisce l’identità e la storia del nostro Paese, ne indebolisce la memoria e rappresenta un grave limite per il futuro”. Le ricorrenze civili, spiega il sindacato di corso d'Italia, “vanno celebrate con attenzione e rispetto, perché parlano a tutti, alla ragione stessa del nostro stare insieme, e perché i valori che esse affermano non siano ridotti ad un momento residuale”. Il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno, ovvero “il ricordo della Liberazione del nostro Paese da una dittatura feroce e sanguinaria; la celebrazione del Lavoro come strumento di dignità per milioni di donne e uomini che con la loro fatica ed intelligenza consentono al Paese di progredire; la celebrazione del passaggio alla Repubblica parlamentare”, sono “tappe fondamentali che non intendiamo consentire vengano cancellate”. Per altro, sottolinea ancora la segreteria CGIL, “mentre irrisorio è il beneficio economico che ne deriverebbe, i costi civili sul versante della memoria e dell’identità sarebbero, se la norma venisse confermata, di gran lunga maggiori. Inoltre, è sufficiente un confronto con altre situazione per vedere come l’Italia è un Paese che ha un numero contenuto di festività civili e come in altri Paesi le ricorrenze civili siano celebrate e custodite con attenzione”. Da queste considerazioni nasce per la CGIL la convinzione che “bisogna che ognuno di noi si faccia carico di dire la propria contrarietà a questa previsione e di farla dire al maggior numero di cittadini possibile: tante sono le gravi conseguenze dei contenuti della manovra, quella che riguarda le festività civili non è da meno”. Per questo a partire da domani mattina e per i prossimi giorni sarà possibile firmare la petizione sul sito della CGIL ( www.cgil.it ) o direttamente presso le diverse sedi delle Camere del Lavoro dietro le parole “alziamo insieme la nostra voce perché l’identità ed il futuro dell’Italia sono un bene indisponibile ad ogni manipolazione” |