sabato 20 settembre 2008

Precari. Ieri sciopero nazionale per i lavoratori dei call center. In piazza a Roma per la 'buona occupazione'


La manifestazione di ieri
(20/09/2008)
da Ami agenzia multimediale italiana

Sciopero di tutti i lavoratori delle telecomunicazioni. Il popolo dei precari si mobilita «a difesa della buona occupazione, contro il dumping delle imprese più scorrette, per maggiori controlli ispettivi, per una maggiore responsabilità dei committenti e per la stabilizzazione dei lavoratori precari ancora presenti nel settore».

Alle 10,30 in piazza della Repubblica, convergono i precari dei Call Center per una manifestazione indetta dalle categorie nazionali Slc Cgil - Fistel Cisl- Uilcom. «L'indebolimento dell'attività ispettiva, il riproporsi di meccanismi di gara al massimo ribasso, e la stasi degli strumenti di monitoraggio precedentemente attivati presso il Ministero del Lavoro, rischiano di rafforzare comportamenti irresponsabili e sleali da parte di numerosi imprenditori del settore», affermano i confederali in una nota unitaria firmata da Gabriele Mazzariello e Cecilia Taranto della Cgil di Roma e Lazio, Paolo Rigucci della Cisl di Roma e Franco Dore della Uil Roma. «L'altro grave rischio – proseguono – è poi quello che si produca il dumping contrattuale, scaricando così ulteriori problemi sui lavoratori stabilizzati, che sono ad oggi circa 8.000, mentre i call center che hanno chiuso gli accordi rappresentano solo il 10% del totale delle aziende presenti nel territorio. L'importante presenza di questo settore nella nostra realtà deve invece essere occasione di lavoro sicuro e garantito per migliaia di giovani». Per questa ragione i confederali del settore richiedono con forza al governo che la data di scadenza indicata del decreto millepropoghe rimanga il 30 settembre per la conclusione degli accordi per le stabilizzazioni dei lavoratori.

Nel frattempo a poca distanza dal luogo del concentramento, in via Cavour presso il centro Congressi, si tiene l'assemblea nazionale dei precari a cui aderiscono lavoratori sia del settore pubblico - hanno già dato la loro adesione Sanità, Enti Locali, Università e Ricerca, Vigili del Fuoco, Croce Rossa, Scuola - che del lavoro privato come Poste, Rai, SKY, Alitalia, editoria e telecomunicazioni, senza tralasciare il settore degli esternalizzati e dei lavori socialmente utili. Obiettivo dell'incontro riportare all'attenzione dell'agenda politica la questione precarietà, «'rimossa' dal centro destra come dal centro sinistra» ma soprattutto sarà il momento per costruire lo sciopero generale previsto per il 17 ottobre prossimo.

In particolare viene messo sotto accusa il decreto legge 112 con cui il governo avrebbe «provveduto al blocco delle stabilizzazioni di oltre 200.000 precari della Pubblica Amministrazione e all'introduzione di norme anti-precari che bloccano ogni speranza di trasformazione a tempo indeterminato di centinaia di migliaia di lavoratori precari anche nel privato».

1 commento:

Precari in Linea ha detto...

A Roma scende in piazza il popolo dei call center
In centinaia per chiedere diritti e tutele
Uno degli slogan del corteo a Roma

ROMA (19 settembre) - Il popolo "in cuffietta telefonica" scende in strada per protestare. In centinaia sono arrivati a Roma, in piazza della Repubblica, dalla Calabria, dalla Sicilia e dal Piemonte per rivendicare diritti, garanzie e tutele per la manfiestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil Roma e Lazio. «Telefoni muti in tutto il Paese», è ciò che si è augurata la piazza.

Il corteo, da piazza della Repubblica, è giunto intorno a mezzogiorno a piazza Venezia. «I diritti al lavoro», è lo slogan scelto dagli organizzatori. Sul palco allestito nell'adiacente piazza Madonna di Loreto si sono poi alternati gli interventi dei rappresentanti delle tante realtà dei call center italiani.

Gli interventi. «Il nostro è un lavoro dignitoso - ha detto Luca - e gestiamo servizi importanti. Non siamo dipendenti di serie B. Io sono fortunato perché faccio parte dei 24mila ragazzi stabilizzati ma ce ne sono altri 30mila precari, che non hanno diritti e tutele».

Sotto la pioggia che cade nella Capitale, il «popolo delle cuffiette telefoniche» ha chiesto al Governo di «riaprire il dialogo sulle stabilizzazioni», per «garantire a tutti i lavoratori la possibilità di veder tutelati diritti come ferie, maternità e malattia».

Adesioni sino al 60% Le adesioni sono state del 40% con punte sino al 60% in alcune grandi aziende. I sindacati chiedono al governo di convocare il tavolo di concertazione sel settore dei call center già istituito dal governo Prodi.